7 OTTOBRE 1571
LEPANTO E L´ULTIMO GRANDE SCONTRO DELLE NAVI A REMI ![]() Lepanto, porto della Grecia, è stato teatro di una famosa battaglia navale, che fa parte della lotta secolare che, dal ´400 al ´700, vede contrapposti gli stati cristiani dell´Europa all´impero ottomano del Vicino Oriente. Dopo la caduta di Costantinopoli Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 per mano dei turchi ottomani - popolo asiatico di origine e musulmano di religione - finisce definitivamente l´Impero di Bisanzio: stato millenario e centro di una grande civiltà che è la continuazione dell´antico Impero Romano d´Oriente nel Medio Evo. Il Mediterraneo è così diviso fra cristiani ed musulmani e diventa un mare pericoloso: turchi e cristiani sono costantemente in guerra. Se non vi sono guerre vere e proprie, ci pensano le azioni di pirateria, sia turche sia cristiane, a rendere difficili i viaggi ed i commerci fra occidente ed oriente. Venezia Questa situazione danneggia Venezia, la grande città di mare che, in epoca medioevale, si è trovata al centro dei commerci fra occidente ed oriente ed è riuscita a costruire un forte impero coloniale. Nel ´500 Venezia inizia un graduale ed inesorabile declino per due motivi: da una parte la scoperta dell´America del 1492 , la quale sposta l´asse commerciale europeo dal Mediterraneo all´Atlantico e taglia Venezia fuori dai grandi commerci, dall´altra la caduta di Costantinopoli. Questo spiega perché Venezia abbia un ruolo determinante nelle lotte turco-cristiane ed in particolare nella battaglia di Lepanto, che, il 7 ottobre 1571, segna il riuscito tentativo di una coalizione cristiana per contenere l´espansionismo turco nel Mediterraneo. Nello scontro, grazie al coraggio ed alla superiorità tecnica, i cristiani vincono i musulmani, che pure sono un nemico forte ed abile sul mare. Prima di Lepanto avvengono i tragici fatti dell´isola di Cipro. Questa è una colonia veneziana ambita dai turchi, i quali nel 1570 la occupano in gran parte, prendendo il centro di Nicosia, e giungono ad assediare l´ultimo caposaldo veneziano: Famagosta. I veneziani oppongono una eroica resistenza per circa un anno, in attesa di una flotta cristiana che arrivi a soccorrerli. La flotta non arriva in tempo. La piazzaforte cade e si scatena la ferocia turca: il comandante veneziano di Famagosta, Marcantonio Bragadin, viene scorticato vivo, con una lunga agonia di 15 giorni. Proprio mentre cade Famagosta, si svolgono le operazioni di preparazione di una grande flotta cristiana: vi partecipano Venezia, la Spagna di Filippo II - la più grande potenza del momento in Europa -, Genova, Malta, il duca di Savoia ed il papa Pio V, energico promotore della coalizione, detta Lega Sacra, poiché concepita come una crociata contro i turchi infedeli. La flotta cristiana è formata da galere, oltre ad altri tipi di imbarcazioni. Sono più di 200 galere - veneziane, spagnole, pontificie, genovesi, sabaude e maltesi -, che vanno ad affrontare le circa 230 galere dei turchi in Grecia, cioè proprio nel cuore della potenza ottomana. LA GALERA, O ANCHE LA GALEA. Nel ´500 la galera è una bella nave, lunga, snella, dotata sia di vele sia di remi. Può far uso della forza del vento o della forza muscolare di rematori, secondo le condizioni di navigazione: per questo dà sicurezza e si rivela una affidabile nave da guerra. Ha una buona manovrabilità e nello stesso tempo può sopportare anche armi pesanti, come cannoni. Nella battaglia di Lepanto le galere più comuni raggiungono una stazza di circa 400 tonnellate, dispongono di 1 o 2 alberi con vele triangolari, che vengono raccolte durante il combattimento, sono spinte da 200-250 rematori, sono dotate di artiglieria, disponendo così di cannoni oltre che di uomini armati. I rematori sono il centro propulsivo della nave e sono costretti ad un lavoro massacrante. Molti di loro sono carcerati, condannati al lavoro forzato - da qui il nostro "andare in galera" -, oppure sono schiavi. Nelle galere turche i rematori sono soprattutto schiavi cristiani. Nelle galere veneziane ci sono, invece, anche uomini liberi. Alcuni, pur di ricevere una paga, accettano la dura fatica del vogatore; altri sono debitori, che lo stato destina al remo delle galere in cambio del pagamento del loro debito. Questi rematori, non schiavi, sono chiamati le buonevoglie. Al remo non mancano neanche marinai di leva. A Lepanto ciò che differenzia molto le due flotte consiste proprio nei vogatori: i turchi usano schiavi cristiani sfruttati brutalmente, mentre i cristiani impegnano soprattutto uomini liberi, ben più motivati alla vittoria. Anzi nelle galere veneziane è previsto che nel momento cruciale della lotta i vogatori prendano le armi e si trasformino in combattenti. I soldati sono dotati sia di armi da taglio sia di armi da sparo, come gli archibugi: i cristiani sono meglio armati dei turchi. Circa le artiglierie, i veneziani dispongono di una notevole superiorità tecnica. Mettono in campo 6 galeazze, un prodotto di avanguardia dell´arsenale di Venezia, che coglie di sorpresa i turchi. Le galeazze sono imbarcazioni decisamente superiori alle normali galere sia per le dimensioni, sia per il numero dei cannoni. Non posseggono per la loro stazza grande manovrabilità, ma sono di grande efficacia, poiché si presentano agli occhi del nemico come delle vere e proprie fortezze galleggianti, con una potenza di fuoco per quell´ epoca straordinaria. Nella battaglia di Lepanto la flotta cristiana è schierata divisa in tre squadre; ogni squadra è preceduta da due galeazze che, avanzando contro le linee nemiche, creano scompiglio non solo per il fuoco dei cannoni, ma anche per l´imprevista novità che rappresentano. Dopo i primi scontri con le artiglierie, segue la fase degli abbordaggi: inizia il sanguinoso combattimento corpo a corpo e la violenza raggiunge livelli altissimi. Molti sono i caduti, fra questi lo stesso ammiraglio turco Alì Pascià: la sua nave è catturata dai cristiani e la sua testa viene esposta sul pennone di una nave veneziana, con una croce accanto. In genere è importate colpire e catturare la nave ammiraglia: lascia la flotta nemica senza guida e disorientata. Alla fine la vittoria dei cristiani è netta ed indiscutibile: la Lega Sacra perde 15 navi, mentre nel campo avversario 30 galere sono affondate, 110 sono catturate e sono liberati i circa 12.000 vogatori cristiani, schiavi dei turchi. Coraggio, voglia di schiacciare un nemico ritenuto quasi invincibile e l´esperienza marinara di Venezia trionfano. A Lepanto si combatte l´ultima grande battaglia, in cui si scontrano esclusivamente navi a remi: termina in mare l´epoca remiera. La galera, questo prodotto finale della evoluzione delle navi greche e latine dell´antichità, per eccellenza nave mediterranea, cioè adatta ad un mare chiuso, fa la sua prima comparsa nel Medio Evo attorno al IX secolo. E´ la nave da guerra del Mediterraneo e resta in uso, come nave da guerra, ancora per lungo tempo, fino al ´700. Tuttavia non è adatta ad affrontare i mari tempestosi degli oceani. Dal Cinquecento in poi, quando si affrontano i grandi oceani del Pacifico e dell´Atlantico, si affermano altri tipi di navi, che con la velatura sfruttano la sola forza del vento e non hanno remi: inizia l´età delle caravelle, poi dei galeoni, poi dei grandi vascelli. I PROTAGONISTI DALLA PARTE CRISTIANA Il comandante in capo della flotta cristiana è un personaggio affascinante, giovane e bello, ha circa 26 anni e si chiama Don Giovanni d´Austria. L´incarico del comando supremo gli è stato conferito dal suo fratellastro Filippo II, che è il re di Spagna. Sia Don Giovanni sia Filippo II sono entrambi degli Asburgo e si distinguono per una fondamentale differenza: hanno entrambi lo stesso padre, Carlo V - il più potente sovrano della prima metà del ´500 -, ma Filippo II è figlio legittimo, mentre Don Giovanni è l´illegittimo frutto di un amore fra Carlo ed una bellissima dama. Secondo le ferree regole di successione, alla morte del padre il primo diviene re di Spagna, mentre il secondo non può vantare nessun diritto. Tuttavia Filippo II ha stima del fratellastro, che considera suo fratello a tutti gli effetti ed al quale affida incarichi importanti. Don Giovanni, nonostante la giovane età e l´inesperienza nella guerra per mare, si mostra all´altezza dell´impresa e a Lepanto si copre di gloria. In seguito diverrà governatore di una delle aree più difficili dei domini spagnoli: i Paesi Bassi. Anche qui rivelerà buone doti di equilibrio, anche se morirà di malattia poco più che trentenne, finendo presto la sua brillante carriera. L´ammiraglio delle galere veneziane è un vecchio lupo di mare, ormai più che settantenne: Sebastiano Venier. Ha un carattere difficile e spigoloso, ma grazie alla sua lunga esperienza svolge un ruolo determinante ai fini della vittoria sui turchi. Le galere pontificie sono guidate da un abile condottiero sui 36 anni, Marcantonio Colonna, esponente di una grande famiglia aristocratica romana ed abile sia come militare, sia come diplomatico. Svolge un ruolo importante nel momento della costituzione della Lega Sacra e riesce a mantenerla unita fino al trionfo finale. Tiene a fatica le varie file della coalizione, riuscendo a superare le diffidenze fra veneziani e spagnoli e quelle, ancora più profonde, fra veneziani e genovesi. Questi ultimi eredi di una rivalità che risale alle città marinare del Medio Evo. Le galere genovesi sono guidate da Giannandrea Doria, comandante considerato inaffidabile dai veneziani anche per via del tradizionale odio fra Genova e Venezia. Durante la battaglia compie un passo falso, rompendo lo schieramento della flotta e permettendo ad alcune navi turche di aprirsi un varco attraverso le navi cristiane. Questo determina la perdita delle poche galere maltesi, ma provoca anche la ferma reazione di altre navi cristiane, che infliggono perdite ai turchi che hanno tentato di passare attraverso il varco per prendere i nemici alle spalle. Dalla parte musulmana Comandante supremo dello schieramento turco è Alì Pascià, più un abile uomo politico che un esperto marinaio. E´ profondamente convinto di godere del sostegno di forze soprannaturali: porta con sé un amuleto prodigioso, costituito da un dente del profeta Maometto. La fortuna, però, non è dalla sua parte e Alì Pascià muore in battaglia, come sopra riferito. Gli altri ammiragli delle galere turche sono fra i più esperti e temerari uomini di mare del Mediterraneo. Provengono dalle file della pirateria barbaresca - barbareschì vengono chiamati i popoli dell´Africa mediterranea che fan parte dell´impero ottomano -; non tutti sono musulmani di origine: fra di loro vi sono anche dei cristiani rinnegati. I nomi, con cui sono noti presso i nemici, sono Occhialì, Scirocco, Caracosa. Quest´ultimo è così abile che diventa famoso anche per le sue azioni di spionaggio e di ricognizione. Per aver esatta conoscenza dell´entità delle forze nemiche, riesce ad esplorare i porti cristiani, come per esempio Messina dove viene radunata e da cui parte la flotta della Lega Sacra, e ad andarsene indisturbato, eludendo la sorveglianza del nemico. Un implacabile Papa della Controriforma Promotore energico della Lega Sacra è papa Pio V, un piemontese, o meglio un alessandrino, di umili origini, appartenete all´ordine dei domenicani. E´ un papa della Controriforma, cioè di quel periodo compreso fra la fine del ´500 ed il ´600, in cui la Chiesa di Roma impegna tutte le forze per restaurare il cattolicesimo e per combattere i suoi nemici, che sono le confessioni protestanti nell´Europa del Nord e la religione islamica dei turchi ottomani. Pio V è un esempio del rigorismo controriformistico e la semplicità e l´umiltà del suo stile di vita non sono disgiunte da una durezza, spesso esasperata, nella persecuzione dell´eresia. Come si adopera instancabilmente per sostenere gli spagnoli o i francesi impegnati a perseguitare i protestanti in Olanda o in Francia e plaude alle stragi di eretici, così è un attivo organizzatore dei preparativi della battaglia di Lepanto, per la quale non lesina fondi ed invia le galere pontificie al comando del Colonna. Alla fine dell´impresa, la vittoria cristiana sugli infedeli rappresenta uno dei punti più importanti del suo pontificato. Morirà poco dopo nel 1572. UN PERSONAGGIO D´ECCEZIONE Il grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra, l´autore dell´intramontabile romanzo Don Chisciotte, partecipa come soldato alla battaglia di Lepanto; vi rimane ferito ad un braccio e perde per sempre l´uso dell´arto. Anche se la presenza ad uno dei più celebrati scontri turco-cristiani basterebbe a dar lustro alla vita di questo militare letterato, è interessante ricordare un´altra delle sue numerose avventure. Non dimentichiamo che nel Mediterraneo si vive pericolosamente: nel Cinquecento le condizioni di costante rischio in un mare, infestato dai pirati barbareschi, sono ben rappresentate da una sfortunata vicenda capitata nel 1575 a Miguel de Cervantes e al fratello Rodrigo. Durante un viaggio di ritorno in Spagna, i due Cervantes vengono catturati e portati ad Algeri, famoso porto della pirateria turca. Falliti tutti i tentativi di fuga, i due prigionieri spagnoli ottengono la libertà solo dopo che la loro famiglia paga un altissimo riscatto, rovinandosi economicamente. Questo fatto contribuisce a rendere difficili le condizioni economiche del grande scrittore, che dopo la carriera militare è costretto ad accettare per vivere un modesto impiego. Un´attività, in cui deve cimentarsi in questioni di amministrazione e di contabilità, dove non ha molta competenza, e per questo andrà incontro ad altri guai. Fortuna vuole che Cervantes sia un grande genio artistico e questo gli permette di raggiungere l´immortalità non solo nella letteratura di lingua spagnola, ma in quella di tutta l´Europa e anche del mondo. |
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