I Galeoni di Manila


Il galeone è la nave che solca i grandi mari aperti: gli oceani Atlantico e Pacifico. Si afferma dopo il 1492, ossia dopo la scoperta e la conquista dell’America. In origine è la nave degli spagnoli - poi usata anche da altri paesi - che serve per mantenere i contatti fra la Spagna e le nuove terre d’oltremare del suo grande impero coloniale. Domina gli oceani soprattutto nei secoli XVI e XVII, i secoli d’oro della storia spagnola. Compare dopo la famosa caravella, l’imbarcazione di origine portoghese che è la nave per eccellenza delle esplorazioni e delle scoperte geografiche che avvengono fra il ‘400 e il ‘500. Con le caravelle, che sono navi a vela, snelle e facili da manovrare - note sono quelle di Cristoforo Colombo - l’Europa esce dall’età medioevale, ancora ferma all’area del mar Mediterraneo, ed inizia ad affrontare i grandi mari aperti: i paesi impegnati in questa impresa, straordinaria per i tempi, sono il Portogallo e la Spagna che creano i primi imperi coloniali.

La Spagna crea un impero
La Spagna in breve tempo con i suoi esploratori e con i suoi conquistatori riesce a costruire un enorme impero che tocca i due grandi oceani, l’Atlantico ed il Pacifico. Prima le spedizioni di Cristoforo Colombo, iniziate nel 1492, portano le navi spagnole nel Centro America, nel mar dei Caraibi. In seguito Amerigo Vespucci, all’inizio del ’500, navigando nell’Atlantico lungo la costa del Sud America raggiunge la Patagonia, ossia la parte più meridionale del nuovo continente. Nel 1513 Vasco Nuñez de Balboa, muovendosi dall’area caraibica del Centro America, scopre che fra l’Atlantico ed il Pacifico vi è solo un sottile braccio di terra: l’istmo di Panama. Nel 1516 è la volta di Diaz de Solìs, che nell’Atlantico meridionale raggiunge la foce del Rio della Plata e getta le basi della futura Argentina. Con le scoperte si procede anche alla occupazione dei nuovi territori: iniziano le audaci e travolgenti operazioni militari dei conquistatori, che con pochi uomini ed in pochi anni riescono a far crollare i grandi imperi precolombiani del Centro e del Sud America. Hernan Cortés fra il 1518 ed il 1520 conquista il Messico, vincendo gli aztechi, e fra il 1532 ed il 1535 Francisco Pizarro conquista il Perù, provocando la fine degli incas.
In meno di 50 anni la Spagna riesce ad espandersi fino a diventare la più grande potenza del secolo XVI e procede ben presto a dare strutture amministrative alle terre d’oltreoceano. Nella madrepatria si crea un ministero apposito per le colonie, il Consiglio delle Indie, da cui dipendono due vicereami dell’America. Il vicereame della Nuova Spagna che comprende il Centro America, con capitale Città del Messico, ed il vicereame del Perù che comprende gran parte del Sud America dalla costa del Pacifico a quella dell’Atlantico, con capitale Lima.
La forza della Spagna si rivela non solo nella capacità di creare un buon flusso migratorio di spagnoli che si trasferiscono nel nuovo mondo portando lingua, religione e costumi del paese d‘origine, ma anche nella sua marina grazie alla quale vengono costantemente mantenuti i contatti fra la madrepatria e le colonie.
Ecco comparire i galeoni, queste nuove - grandi per la loro epoca - navi a vela dallo scafo alto e slanciato!
Sono più robusti delle precedenti caravelle; sono adatti ad affrontare il mare nelle traversate oceaniche e rendono ormai superate le imbarcazioni a remi, proprie di un mare chiuso quale il Mediterraneo. Sono navi capienti e adibite al trasporto delle merci e sono impiegate per i grandi carichi d’oro e d’argento che, strappati ai popoli dell‘America, vengono trasferiti in Spagna nel porto dove convergono i traffici oceanici: Siviglia. I ricchi galeoni spagnoli non viaggiano disarmati, ma dispongono di un buon numero di cannoni, indispensabili nelle rotte oceaniche in cui il pericolo è sempre in agguato. I preziosi carichi sono un’attrazione troppo grande per non essere attaccati da navi di paesi nemici della Spagna, come l’Inghilterra, l’Olanda e la Francia, che sono entrati tardi nella competizione delle conquiste coloniali e che vogliono infrangere il predominio spagnolo nelle nuove terre. Per questo da un certo periodo i galeoni spagnoli non viaggiano solitari, ma riuniti in convogli, svolgendo con efficacia il compito di proteggere i possedimenti spagnoli.

Il trattato di Tordesillas, vicino a Valladolid
I possedimenti spagnoli non si limitano al continente americano, ma comprendono anche isole ed arcipelaghi del Pacifico. Questo fatto risale al trattato che nel 1494 hanno firmato a Tordesillas le prime due potenze coloniali: Portogallo e Spagna. Il trattato rappresenta una vera e propria spartizione della terra ed individua in un meridiano detto la raya, che in spagnolo significa la riga, la linea di demarcazione delle aree d’influenza spagnola e portoghese. Nell’Atlantico la raya passa vicino al 50° meridiano ovest e separa un’area occidentale da una orientale: quest’ultima, che va dalle coste dell’Africa fino a quelle del Brasile, rientra nella sfera portoghese; quella occidentale corrispondente a quasi tutta l’America Centrale e Meridionale rientra nei domini spagnoli. Nel Pacifico la raya delimita la zona portoghese, che dal Sud-Est Asiatico risale a nord fino alle coste della Cina e del Giappone, da quella spagnola, che dalle coste dell’America Centrale e Meridionale giunge attraverso l’enorme distesa del Pacifico fino alle Filippine.

Il giro del mondo
Le Filippine, un arcipelago con capitale Manila, entrano nella sfera d’influenza spagnola in seguito ad una delle più straordinarie imprese navali: la circumnavigazione della terra. Questa spedizione, voluta e finanziata dalla Spagna del grande sovrano Carlo V, avviene sotto l’esperta guida di un portoghese, Ferdinando Magellano, al comando di cinque navi. Partendo dalla Spagna nel 1519, Magellano attraversa l’Atlantico, costeggia il Sud America e l’anno successivo riesce a trovare il passaggio per il Pacifico, ossia la punta estrema della Patagonia, chiamata oggi lo stretto di Magellano. Entrato nel Pacifico, combattendo contro gli equipaggi in rivolta, lottando contro popolazioni ostili e perdendo molti dei suoi uomini per fame e malattie, continua il viaggio fino all’isola di Guam, nelle Marianne, e successivamente fino alle Filippine nel 1521. Qui Magellano viene ucciso in uno scontro con gli abitanti delle isole, che rifiutano di sottomettersi agli spagnoli. L’impresa si conclude con una sola nave superstite sotto la guida di un altro comandante, El Cano, che, attraversando l’Oceano Indiano e passando per il Sud Africa, ritorna nell’Atlantico e raggiunge la Spagna nel 1522.
In tre anni si compie via mare il primo giro del mondo!

Da Acapulco a Manila
Nella seconda parte del ‘500 gli spagnoli, con il loro vasto impero che si affaccia sui due oceani, trovano il mezzo di mantenere in contatto costante territori così lontani come i vicereami americani da una parte e le isole del Pacifico dall‘altra.
Per collegare queste due parti non pensano di servirsi della rotta di Magellano, ossia del passaggio sud-ovest dall’Atlantico al Pacifico: occorrerebbe affrontare il gelido clima della zona antartica. I collegamenti diventano possibili grazie ai porti sorti nel Centro America: Porto Bello e Nombre de Dios si affacciano sui Caraibi; Vera Cruz sul Golfo del Messico; Acapulco sulla costa messicana del Pacifico.
Nel vicereame della Nuova Spagna, più che in quello del Perù, si crea una società laboriosa, in cui si mescolano le capacità produttive degli spagnoli con quelle indigene: tutto per provvedere ai bisogni della popolazione. Sorge anche un’industria cantieristica impegnata nella costruzioni di navi costiere, che provvedono a collegare via mare il Messico con il Perù e che operano coordinandosi con gli arrivi dei galeoni provenienti dalla Spagna, per smistare e distribuire le merci spagnole ed europee nei due vicereami.
Per queste navi ispano-americane è anche importante un altro commercio, quello del Pacifico, che si svolge fra il porto messicano di Acapulco e la capitale delle Filippine, Manila. Commercio non facile, perché tocca la delicata zona di confine della raya, in cui si incontrano e si scontrano gli interessi commerciali portoghesi e spagnoli. Gli spagnoli vorrebbero inserirsi tramite Manila nel mercato delle spezie, ma i portoghesi si oppongono, perché proprio le spezie dell’Oriente sono state la molla che li ha spinti, alla fine del ’400, ad esplorare i mari e a organizzare il loro commercio coloniale, che difendono il più possibile. Tuttavia le diffidenze iniziali sono superate, quando gli spagnoli mostrano interesse per i tessuti di pregiata seta cinese e Manila diventa un redditizio sbocco commerciale per Macao, colonia sorta sulla costa cinese ad opera dei portoghesi. Si instaura lo scambio fra la seta, che dalla Cina giunge a Manila, ed i metalli preziosi americani, oro e soprattutto argento, imbarcati ad Acapulco per pagare la seta stessa.
Osserviamo il viaggio Acapulco - Manila ed esaminiamo tutte la difficoltà che comporta. Il tragitto è molto lungo per via dell’amplissima distesa del Pacifico ed è pericoloso, perché tocca aree malsane, come Acapulco che è l’approdo più facile sulla costa centro-americana e Manila che è il porto dell’isola di Luzon - una delle isole delle Filippine -. Come avviene in molti porti delle colonie spagnole, per esempio Vera Cruz e Porto Bello, Acapulco e Manila per il loro clima caldissimo, adatto alla diffusione di malattie, sono abitati solo durante la presenza dei galeoni; senza i galeoni sono abbandonati dalla gente che vive abitualmente in zone meno insalubri. Il viaggio di andata impiega dalle otto alle dieci settimane per coprire il tragitto da Acapulco a Manila. Il viaggio di ritorno, come succede su altre rotte, è più difficile: le navi devono attraversare mari esposti a violentissime tempeste, quelle che nell’Atlantico sono chiamate uragani e nel Pacifico tifoni. I galeoni per seguire una via più sicura devono spingersi a nord, fino alla latitudine del Giappone; qui incontrano venti favorevoli che li portano vicino all’America Settentrionale, da cui ridiscendono a sud fino ad Acapulco. Questa navigazione richiede dai quattro ai sette mesi. Quindi i commerci transpacifici si svolgono in sei, nove mesi di tempo - sempre che il viaggio vada a buon fine e gli equipaggi evitino tifoni ed epidemie -.
Ma il percorso della seta cinese continua: da Acapulco è trasferita via terra dal Pacifico all’Atlantico, raggiungendo il porto di Vera Cruz nel Golfo del Messico. Da qui raggiunge la Spagna, approdando al famoso porto di Siviglia, posto alla foce del fiume Guadalquivir.

I controlli della Spagna
I commerci transpacifici, collegati a quelli dell’Atlantico, attualmente ai nostri occhi hanno dell’incredibile, eppure fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 i galeoni di Manila svolgono un ruolo importantissimo con il loro ricco volume di affari: riforniscono di prodotti orientali le colonie americane e portano in Europa le sete cinesi. E’ così elevata la richiesta di tessuti preziosi in Europa che, anche se vi sono setifici europei ed altre vie di approvvigionamento, è possibili coprire i costi ed i rischi affrontati dai galeoni e vendere la seta a prezzi redditizi.
Un mercato così fiorente cade subito sotto i rigidi regolamenti commerciali della Spagna, che ha come obiettivo principale di evitare che troppi metalli preziosi, cioè troppo denaro, vengano trasferiti dai vicereami americani ai paesi orientali. Durante tutto il suo dominio coloniale il governo spagnolo ha considerato l’America come una grande miniera di oro e di argento da sfruttare, ovviamente a vantaggio della Spagna e non dell’ Oriente. Per questo la madrepatria stabilisce dei precisi limiti al commercio transpacifico: per contenere la quantità dei carichi, i galeoni non possono superare la stazza di 300 tonnellate. Inoltre viene fissato a due il numero di galeoni che possono far servizio in un anno. Fra l‘altro questi galeoni diventano delle imbarcazioni sempre più robuste, che vengono costruite, quando si ricorre ai cantieri navali delle stesse Filippine, in legno di tek, cioè con uno dei legni più duri e pregiati.
Non con questo la potente Spagna ottiene pienamente il controllo dei traffici del Pacifico, anzi alle sue severe regole commerciali corrisponde un attivo contrabbando, in cui si inseriscono anche altri paesi, come l’Olanda.
Anche se nella seconda parte del XVII secolo termina il commercio della seta fra il Messico e la Spagna, perchè come abbiamo visto comporta una via troppo lunga e poco competitiva, i galeoni di Manila continuano fino al ’700 a mantenere i contatti fra le coste occidentali ed orientali del Pacifico, dando prova di grandi capacità marinare e sviluppando sempre di più le tecniche delle comunicazioni marittime.


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