Pesca delle aringhe - La “grande pesca” degli olandesi


L’aringa, un pesce molto diffuso nei mari del Europa settentrionale, fin dal lontano Medio Evo ha avuto un peso decisivo nell’economia dei paesi che si affacciano sul Mar Baltico e sul Mare del Nord.

l’Hansa tedesca
La pesca delle aringhe diventa una importante risorsa soprattutto nella seconda parte dell’età medioevale, fra l’XI ed XIII secolo, quando l’Europa conosce un grande sviluppo economico, accompagnato da un significativo aumento della popolazione. E’ l’epoca in cui le città europee risorgono come centri artigianali e commerciali, dopo la difficile fase del primo Medio Evo, quando i commerci sono stati scarsi e la campagna ha rappresentato l’unica fonte di benessere, capace di soddisfare i dominanti ceti dell‘aristocrazia e dell’alto clero, ma incapace di rendere meno dura la vita materiale dei contadini.
Le aree più favorite dalla rinascita dei commerci sono quelle bagnate dai mari chiusi, situati a sud e a nord del continente. A sud, nel Mediterraneo, la penisola italica con i suoi ricchi Comuni e le sua città marinare, come Venezia e Genova, attraversa un periodo di straordinaria grandezza; a nord, nel Mar Baltico e nel Mare del Nord, nascono numerosi porti e centri commerciali, testimoni di un forte dinamismo economico. Proprio in quest’area a partire dai primi decenni del ‘200 si forma una lega fra città baltiche e città del Mare del Nord - Lubecca, Stralsunda, Danzica, Amburgo e altre - che prende il nome di Hansa. Questa intesa garantisce fino agli inizi del ‘500 la sicurezza dei mari settentrionali e per conseguenza la possibilità di commerciare liberamente numerosissime merci: legname, metalli, pece, pellicce, miele, grano, sale, vino, lana, tessuti. Fra questi prodotti non manca ovviamente il pesce, soprattutto quando l’Hansa crea una sua base in Svezia e controlla le acque ricche di aringhe delle coste di Schonen.
L’aringa costituisce un alimento molto richiesto e la sua carne viene venduta sia fresca sia conservata. In quel tempo i metodi di conservazione dei cibi sono l’affumicazione, l’essicazione e soprattutto la salatura; questo spiega perché le navi anseatiche pratichino attivamente anche il commercio del sale, in particolare del sale francese proveniente dalla baia di Bourgneuf, nel golfo di Biscaglia. Questo prodotto, noto come “sale della baia”, sul mercato procede in concomitanza con la pesca delle aringhe: più si sviluppa la pesca e più alta è la quantità di sale importato dalla Francia.
Un altro importante fattore, che oltre al sale rende possibile un commercio su vasta scala dell’aringa, è l’uso del barile, cioè di un contenitore che permetta alla carne di pesce di percorrere lunghe distanze: dai luoghi di pesca e di lavorazione a quelli di consumo.

Le grandi capacità commerciali dell’Olanda
Rivoluzionari cambiamenti nel commercio europeo avvengono dopo la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, nel 1492: le rotte commerciali del mondo si spostano dai mari chiusi, come il Mediterraneo o il Baltico, ai grandi oceani dell’Atlantico e del Pacifico. Questo determina la crisi irreversibile delle potenze marinare italiane, quale Venezia, ed il declino delle città anseatiche.
Anche nel commercio delle aringhe i paesi baltici perdono a poco a poco il loro volume di affari e si trovano di fronte alla temibile concorrenza olandese.
Nel ’500 l’Olanda, affacciata sul Mare del Nord da cui può facilmente raggiungere il mare aperto dell’Atlantico, sta gettando le basi della sua grandezza commerciale e coloniale. Si trova, per precedenti vicende storiche, sotto il dominio della Spagna che è il più forte regno dell’epoca, ma già attorno alla metà del secolo affronta una lunga guerra di liberazione dal governo spagnolo; con l’inizio del ‘600 ha ormai di fatto vinto ed è politicamente indipendente: può così dedicarsi all’espansione sui mari. Le flotte olandesi iniziano a percorrere il Pacifico e l‘Atlantico, insediandosi in molte delle colonie che i portoghesi hanno creato in Asia e continuando a combattere gli spagnoli nelle Americhe.
Ma lasciamo da parte il colonialismo olandese!
La pesca delle aringhe, che può apparire una attività minore, è molto utile per capire la superiorità navale e commerciale dell’Olanda rispetto agli altri paesi marinari, che non sono solo le superpotenze coloniali di Spagna e Portogallo, ma sono anche l’Inghilterra e la Francia.

La grande pesca
Con il ‘500 i pescatori olandesi, in alternativa al Baltico, iniziano a sfruttare le pescose acque del Mare del Nord, al largo delle coste inglesi e scozzesi, creando quella che chiamano la “grande pesca“, che diventa una delle più importanti voci dell‘economia nazionale.
La stagione annuale della “grande pesca” dura da giugno a dicembre. L’apertura della stagione cade con la festa di S. Giovanni - 24 giugno -, quando i pescherecci salpano scortati da navi da guerra e raggiungono le acque al largo del sud dell’Inghilterra, nei mesi successivi si spingono sempre più a nord fino alla Scozia, per ridiscendere a dicembre all’altezza del Tamigi, fino al rientro in Olanda.
Le aringhe in genere sono pescate di notte; vengono poi lavorate secondo un metodo risalente al XV secolo: sono pulite, salate e disposte in barili. Una parte del pescato è invece venduto fresco. In queste operazioni emerge chiaramente la capacità imprenditoriale ed organizzativa degli olandesi, i quali suscitano non pochi malumori soprattutto fra gli inglesi che vedono arrivare sui mercati pesci provenienti dai loro mari, ma venduti da stranieri. Eppure nessun popolo sa commerciare con la stessa abilità degli olandesi e fare loro una efficace concorrenza!
I meriti degli olandesi sono il risultato di un insieme di capacità tecniche e pratiche, che vanno al di là della pesca. Oltre che pescatori, gli olandesi sono abili costruttori di navi e sanno adattare ogni imbarcazione agli usi specifici cui è destinata. Nella pesca d’alto mare viene costruito un particolare modello di peschereccio, che deve essere robusto, ben attrezzato, abbastanza grande per disporre dello spazio sufficiente alle operazioni di salatura.
Sembra che già nel passato gli olandesi abbiano intuito le nostre moderne navi-fattorie, di grande tonnellaggio, adatte alla navigazione d’alto mare, che sono delle industrie alimentari galleggianti. Ovviamente nel ‘500 - ‘600 ancora non si conoscono le celle frigorifere, ma è innegabile la superiorità dell’Olanda nell’organizzare il commercio del pesce.
I pescherecci per la “grande pesca”, chiamati buizen, vengono costruiti a costi contenuti e vengono usati il più possibile, evitando tempi morti. In una buona stagione di pesca ognuna di queste imbarcazioni può anche compiere tre viaggi.
Ma lo spirito concreto dell’Olanda eccelle soprattutto nell’attitudine ad elevare varie e diverse attività a sistema ordinato di lavoro: proprio come fa nei suoi cantieri navali, con una accurata organizzazione riesce a varare buone imbarcazioni a prezzi contenuti. Anche nella pesca delle aringhe gli olandesi non tardano ad introdurre miglioramenti. Per razionalizzare tempi e movimenti dei pescherecci, li lasciano in alto mare per tutta la stagione e li affiancano a navi veloci dal nome illuminante: ventjagers, che significa cacciatori di vendite. Queste devono trasportare velocemente il pesce dai battelli ai porti, per raggiungere in breve tempo i mercati dell’entroterra.
Sempre fedeli al motto “compera a poco prezzo e vendi caro”, i mercanti olandesi sono particolarmente interessati alle cosiddette “nuove aringhe“, ossia al pesce della prima pesca dell’anno, perché queste solitamente vengono vendute a prezzi alti e quindi molto remunerativi. Per realizzare grandi utili è indispensabile che le prime aringhe della stagione raggiungano il più presto possibile i consumatori e per questo il sistema pescherecci-ventjagers si è perfezionato sempre di più.
Inoltre la pesca olandese arrivò ad estendersi sempre più a nord fino all’Islanda, dove battelli come i pinks o mercantili dalla stiva capace, come i fluyts, praticano la pesca del merluzzo.
Sempre più a nord, vicino alle zone artiche, nelle isole Svalbard gli olandesi si dedicano per alcuni decenni del ’600 alla pesca delle balene.

Benefici effetti su tutto il paese
La pesca del Mare del Nord rappresenta per circa due secoli una solida base per il benessere dell’Olanda: la pesca è una attività trainante, capace di mettere in moto tutta una serie di imprese che garantiscono lavoro per tutti. Già la pesca da sola impegna decine di migliaia di pescatori, inoltre i pescherecci e le navi mercantili sono fonte di una continua domanda di beni.
Si crea un circolo virtuoso: la pesca ha bisogno di navi, di vele, di barili…. L’industria cantieristica, come abbiamo visto, lavora a pieno ritmo e con cambiamenti graduali ma continui produce sempre nuovi tipi di imbarcazioni, che alla fine fanno dell’Olanda una potenza marinara con una flotta superiore a quella della vicina Inghilterra o della Francia.
Inoltre le imbarcazioni, usate nella lunga stagione di pesca, hanno bisogno di continue riparazioni sia agli scafi sia alle velature.
Aggiungiamo che le aringhe in barile tengono alti i consumi di prodotti indispensabili come i barili e il sale, che a loro volta danno lavoro ad altri artigiani e ad altri commercianti.
Non dimentichiamo poi che i pescherecci restano in mare per mesi e devono essere opportunamente riforniti di viveri; perciò ancora commercianti, contadini, lavoratori di vario tipo trovano sbocchi sicuri per ciò che producono.

Attriti
Il successo commerciale del pesce salato attira non pochi nemici, come i francesi di Dunquerque che, trovandosi in una posizione strategica nel canale della Manica, non esitano ad attaccare le navi olandesi dirette ai migliori porti europei. I francesi compiono veri atti di pirateria, vivendo di saccheggi ai danni degli olandesi; questi ultimi si difendono facendosi accompagnare da navi da guerra e, nonostante tante difficoltà e le spese delle scorte, riescono a condurre vantaggiosamente i loro traffici fino alla metà del ’600.
Per la grande pesca delle aringhe la situazione si fa difficile soprattutto con il 1652, quando l’Olanda deve lottare contro un’altra rivale, l’Inghilterra, affrontando la guerra del 1652-1654 e quella del 1665-1667.
Questa lotta è provocata da interessi commerciali, poiché l’Inghilterra mal sopporta il predominio che l’Olanda esercita sui mari: si arriva al punto che i pratici ed attivi marinai olandesi siano ingaggiati dagli stessi mercanti inglesi che trovano le navi di Amsterdam più convenienti di quelle di Londra. A questo stato di cose il governo inglese cerca rimedio con una legge, nota come l’Atto di Navigazione, che ha l’obiettivo di colpire gravemente il commercio di trasporto olandese. Infatti la legge prevede che dal 1652 tutte le merci, sia quelle europee sia quelle coloniali, possano giungere in Inghilterra solo se trasportate da navi inglesi o da navi dei paesi di provenienza dei prodotti stessi: i buoni mercantili olandesi sono volutamente esclusi.
Questo dà inizio ad una prova di forza, in cui la piccola Olanda perde il suo primato navale e l’Inghilterra si avvia a diventare la maggiore potenza coloniale del ‘700 e dell’800.


Torna alla pagina precedente