Olanda: amore per la natura e per i... tulipani (1° parte)

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Fin dal Medio Evo l’Olanda, terra di quell’area nord-europea nota come i Paesi Bassi, è un centro attivo, famoso per l’ingegnosità e la laboriosità del suo popolo. Per via di accordi matrimoniali e relativi diritti di eredità, alla fine del ‘400 entra nell’orbita della dinastia austriaca degli Asburgo, che nel ‘500 diventano la più potente famiglia regnante europea, dominando su gran parte dell’Europa e su un vasto impero di colonie che toccano l‘Atlantico e il Pacifico.
Nella seconda parte del ‘500 gli olandesi si trovano sotto il potere del re di Spagna Filippo II d’Asburgo e mal sopportano questa situazione: non vogliono sottostare alle pesanti tassazioni spagnole, né si piegano al cattolicesimo intollerante e repressivo del sovrano. Ricordiamo che in Olanda si diffonde ampiamente la riforma protestante: in particolare il calvinismo è la corrente riformata che ben si adatta al laborioso paese dedito ai commerci. Gli olandesi iniziano una lunga guerra di liberazione dalla potente Spagna; conquistano l’indipendenza politica e proprio durante il conflitto gettano le basi della loro potenza commerciale e coloniale.

LA PICCOLA OLANDA E LA GRANDE UNIVERSITA’ DI LEIDA
La potenzialità di sviluppo economico di un paese, nei secoli XVI e XVII - e non solo in quel tempo -, è in gran parte determinata dalle buone capacità produttive e da un ricco patrimonio di conoscenze tecnico-pratiche: due caratteristiche ben presenti in Olanda. Piccolo paese che nel Seicento dispone già di una flotta considerevole, superiore per tonnellaggio a quelle dell’Inghilterra e della Francia, e di tecniche nautiche sufficienti per sfidare i potenti imperi coloniali di Spagna e Portogallo, che già alla fine del ’400 hanno esplorato e navigato gli oceani creando il loro dominio marittimo.
Gli olandesi si rivelano per questo profondamente interessati ad un sapere utile per navigazione. La lettura di carte nautiche e di tavole orarie, l’uso di strumenti per rilevare la posizione delle stelle: tutto questo richiede buone conoscenze matematico-scientifiche. L’importanza attribuita alla matematica emerge nelle scelte di chi guida i ribelli olandesi contro il dominio spagnolo: il principe Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno, che affida la preparazione culturale del figlio Maurizio al matematico Simon Stevin, noto anche come Stevino. Per Stevino, come per altri studiosi del tempo - basti ricordare il nostro Galileo -, matematica e geometria non consistono nello studio puramente teorico di dati quantitativi, cioè di numeri, ma sono anche un mezzo per carpire i segreti della natura che, se conosciuti, si possono applicare alla difficile arte della navigazione. Stevino prepara l’allievo all’amore e all’indagine approfondita della natura, che partendo dall’alto esempio dei principi d’Orange si diffondono in tutta la popolazione.
E’ fondamentale l’anno 1572, quando gli insorti mostrano all’Europa che sono in grado di opporre una dura resistenza al fortissimo esercito e alla grande flotta spagnoli. Soprattutto sul mare i pirati olandesi, chiamati in modo sprezzante “pezzenti del mare” o “gueux”, riportano clamorosi successi, come l’occupazione della città di Brill -o Brielle-; anche le città olandesi di Haarlem, Alkmaar e Leyda si comportano bene e si coprono di gloria resistendo agli assedi spagnoli.
In onore di queste vittorie Guglielmo d’Orange fonda a Leida - o Leyda - una università che diventerà famosa in numerosi campi: per la cattedra di matematica ed ingegneria, dove opera appunto Stevino; per l’osservatorio astronomico, dove emerge un altro matematico, Snellius; per gli studi di medicina e per quel nuovo sapere, l’anatomia, dove si distinguono Van Wesel e Paauw. E’ così grande l’interesse per l’anatomia umana che ogni anno la corporazione dei medici e dei chirurgi fa eseguire in pubblico la dissezione del cadavere di un criminale giustiziato. Questo ci ricorda il celebre quadro di Rembrandt dal titolo “La lezione di Anatomia del Dottor Tulp”.
Non c’è aspetto della natura - umana, animale, vegetale e anche celeste - che non venga attentamente sezionato, scrutato, analizzato: non avviene solo nella scienza, ma anche nella pittura olandese.

L’ORTO BOTANICO ED I GIARDINI
Nei pressi dell’università Leida dispone anche di un famoso orto botanico.
Gli orti botanici sorgono negli stati europei del Cinquecento e del Seicento per curiosità scientifica e desiderio di sperimentazione: vengono catalogate molte piante che l’Europa, dopo le scoperte geografiche del ‘400 -’500, riceve dai paesi dell’Oriente e dalle Americhe. Questo fatto rientra nella nuova mentalità che si afferma con la fine del Medio Evo e l’inizio dell’Età Moderna e che gli storici hanno denominato in vari modi: “rivoluzione scientifica”, ”era delle osservazioni”...
La botanica è uno dei tanti prodotti di questa nuova realtà e gli olandesi la coltivano con entusiasmo, anche per risolvere i problemi del loro esiguo territorio. Completamente pianeggiante e un po’ monotono, dominato dal Mare del Nord, in parte costituito da terre sottratte alle acque con sistemi di dighe, il territorio deve essere sfruttato e coltivato in ogni suo piccolo spazio per dare alloggio e cibo alla popolazione.
L’orto botanico di Leida diventa un centro, dove scienza e pratica sono tenute in ugual importanza. Vi lavora il botanico Clusius, che ha un nome francese, Charles de l’Ecluse: non è un olandese in quanto è originario delle aree meridionali dei Paesi Bassi; mentre l’Olanda rientra in quelle settentrionali. Fra le numerose specie vegetali studiate, il famoso naturalista promuove la conoscenza di molti fiori che avranno un grande successo negli anni successivi.
A Clusius si attribuisce, per esempio, la riscoperta di un fiore, di cui nel Cinquecento si sono perse le tracce in Europa: una rosa detta a quei tempi “rosa batava” - Batavia è l’antico nome dell’Olanda -. Oggi è la profumata rosa centifolia detta anche all‘inglese “cabbage rose”, ossia rosa cavolo, per il suo fiore ricco di petali sovrapposti.
Non è facile ricostruire con precisione la ricomparsa di questo fiore, probabilmente riportato in Europa da una delle navi mercantili olandesi che commerciavano con l’Impero Ottomano; tuttavia dopo il ‘500 la rosa batava compare regolarmente nei quadri di pittori olandesi, come Jan van Huysum. Infatti nella pittura olandese - celebre per i ritratti, gl’interni di case, i paesaggi, le marine - troviamo un genere a sé stante, che è appunto la produzione dei quadri di fiori.
L’antico amore degli olandesi per la botanica nasce, quindi, anche dall’esigenza del bello e dal desiderio di ornare le case, pulite ed eleganti nella loro semplicità, con giardini dove i fiori sono scelti per il fascino dei colori. Questo spiega il grande successo di un altro fiore, il tulipano, descritto sempre dal Clusius nella Rariorum Plantarum Historia.

SUA MAESTA’ IL TULIPANO
Il tulipano è un fiore proveniente dal grande Impero dei Turchi Ottomani, che nel Cinquecento e nei secoli successivi dominano il Mediterraneo meridionale e orientale. Il nome del fiore dovrebbe derivare dal turco “tulipan”che significa turbante.
Si racconta di un certo Ogier Ghislaine de Busbecq - ambasciatore europeo presso il sultano Solimano il Magnifico - che avrebbe portato con sé dall’Impero Ottomano alcuni bulbi di tulipano.
Un’altra versione narra di un traffico di stoffe fra Costantinopoli, capitale del mondo turco-ottomano, ed Anversa, attivo porto dei Paesi Bassi. In questa occasione un mercante, trovando assieme alle stoffe dei bulbi, prima sembra che li abbia cucinati come fossero cipolle, poi li abbia coltivati ottenendone bellissimi fiori.
In seguito, nel 1573, l’ambasciatore su nominato pare aver regalato alcuni bulbi al Clusius, che li cataloga, li adatta al nuovo ambiente e li vende con grande successo, anzi di alcuni viene persino derubato. Il tulipano diventa una pianta ornamentale, ambita perché esotica ed ammirata per i suoi vivaci colori, che orna soprattutto i giardini di famiglie ricche, dotate di buone disponibilità di denaro.
I tulipani vengono classificati e denominati con altisonanti titoli, quali re, imperatore, generale… Basti ricordare il “Vicerè” e soprattutto il “Semper Augustus”, una varietà ricercata e costosa: per il suo color rosso porpora gli olandesi mostrano una vera passione.
Nel frattempo si passa dal ‘500 al ‘600 e proprio nel Seicento l’Olanda non è più una dipendenza della Spagna ma diventa il centro di un nuovo stato, la Repubblica delle Province Unite: non uno stato marginale, ma una potenza navale, che fonda colonie in tutti i continenti ed è pervasa da una diffusa ricchezza, difficilmente reperibile negli altri paesi europei.
Proprio la ricchezza determina uno dei fenomeni speculativi più incredibili della storia: la tulipomania!

LA TULIPOMANIA
La tulipomania si può definire una specie di isteria collettiva, generata in Olanda dal commercio dei tulipani, soprattutto negli anni 1636 - 1637.
Nei primi decenni del ‘600 il mercato dei bulbi va incontro ad una crescita che sembra inarrestabile, con prezzi che raggiungono livelli altissimi: si arriva a vendere un bulbo ad una somma pari a quella necessaria per l’acquisto di un alloggio. Non è difficile comprendere come un fatto del genere attiri nel settore dei tulipani non solo fiorai e collezionisti, ma anche persone di un po’ tutte le classi sociali. Ad un certo punto agli olandesi si aggiungono anche operatori commerciali francesi.
Ciò che attrae in questo mercato è l’imprevedibilità dei colori dei tulipani, che sono un requisito fondamentale nel determinare il pregio ed il prezzo di un esemplare. Siccome nel ’600 non è facile conoscere in anticipo la sfumatura che può avere un fiore sbocciato - solo oggi sappiamo che dipende da un virus del bulbo -, tutti comperano tulipani nella speranza di ottenere da comuni bulbi un pregiatissimo Semper Augustus: da qui l’isteria generale.
Le varietà più pregiate sono commerciate a pezzo e a peso, come succede per le merci preziose. Inoltre l’importanza del mercato è tale che i bulbi sono contrattati come beni quotati in borsa, per esempio come le azioni delle ricche compagnie commerciali. Non si svolgono solo trattative private fra chi vende e chi compra, ma si organizzano pubbliche vendite all’asta in taverne, in cui si incontrano gli speculatori.
Si crea quello che viene detto il “windhandel“, ossia commercio del vento. La frenesia dell’acquisto fa abbandonare la saggia pratica di comprare i tulipani nella bella stagione, dopo la fioritura, quando è ben visibile la qualità del fiore. Ad un certo punto i bulbi sono messi sul mercato tutto l’anno e vengono venduti, quando ancora sono interrati; perciò i coltivatori non consegnano i bulbi al momento della vendita, ma s’impegnano a fornirli per la primavera successiva. Inoltre alcuni speculatori, attirati dalla facilità con cui ottengono profitti e sperperano in lussi vari, trattano gli acquisti non con denaro sonante, ma con lettere di credito che scadono sempre in primavera, quando con i bulbi si possono realizzare i guadagni.
Quando i prezzi dei fiori diventano veramente eccessivi e lontani dal valore reale, si crea quella insostenibile situazione che in economia è detta “bolla speculativa”, prima o poi destinata a crollare.
In Olanda scoppia attorno al 1637 - 1638. Che il tracollo sia inevitabile è indicato dallo stesso comportamento dei mercanti più esperti e degli stessi collezionisti di fiori. Infatti nel periodo della “bolla” hanno accuratamente evitato il mercato dei tulipani i gruppi sopra citati che, invece di acquistare bulbi cari come 5 anni di un salario medio, hanno preferito comperare case, terre, navi… Anzi la rigorosa mentalità calvinista, diffusa in Olanda e tutta volta ad esaltare il guadagno del sano lavoro produttivo e a condannare sprechi ed inutili lussi, ha contribuito a tenere lontano i grandi mercanti dalla tulipomania.
Quando scoppia la “bolla“, solo la mancanza di senno e l’avidità di certi speculatori vengono punite, mentre l’economia generale dell’Olanda resta salda.


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