Francis Drake e i barili distrutti

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Siamo nel maggio del 1587 sulla costa del Portogallo ed assistiamo ad uno dei tanti scontri che contrappongono due regni: la grande Spagna e la piccola Inghilterra, ancora debole nei confronti della superpotenza spagnola. Le sorti inglesi sono in gran parte nelle mani di un esperto lupo di mare, Francis Drake, che si stanzia con la sua flotta proprio sulla costa portoghese a Sangres, nei pressi di Capo S. Vincenzo, e da lì implacabilmente intercetta le navi spagnole e portoghesi di passaggio. L’obiettivo di Drake è distruggere o sottrarre tutto ciò che trasportano le navi su ricordate, per ostacolare la Spagna che sta preparando una grande flotta, la” Invencible Armada”, per sbarcare in Inghilterra un esercito di invasione. Il pericolo per gli inglesi è grave, molto grave, e Drake s’impegna ad allontanare tale minaccia, in primo luogo perché è un inglese e suddito della regina Elisabetta Tudor, in secondo luogo perché animato da un odio profondo contro la Spagna del re Filippo II d’Asburgo.

CHI E’ FRANCIS DRAKE?
E’ un abilissimo marinaio - considerato un pirata, ossia un fuorilegge, dagli avversari spagnoli, ma visto come un eroe dai connazionali inglesi - che diventa famoso per le sue temerarie spedizioni. Celebri sono quelle compiute, dopo la metà del Cinquecento, nel Mar dei Carabi contro i porti delle colonie spagnole dell’America Centrale. Drake spesso opera insieme con un altro famoso uomo di mare, il mercante e avventuriero John Hawkins: il loro obiettivo è commerciare con le colonie spagnole, ma il commercio si trasforma quasi sempre in dure prove di forza. Gli spagnoli, che si sono insediati già da decenni nelle terre dell’America centrale e meridionale, son ben intenzionati a fare dei Caraibi un loro mare esclusivo e cercano di sbarrarne l’ingresso ai nuovi venuti, che sono inglesi, olandesi, francesi. Drake è uno dei nemici più tenaci della Spagna e, se subisce uno scacco, riprende la sua attività di pirata con ancora più determinazione, mirando ad impadronirsi di tutte le possibili ricchezze, in particolare dei carichi di oro e di argento, che vengono regolarmente trasferiti dall’America alla Spagna.
Memorabile diviene il viaggio del 1580, in cui Drake compie la circumnavigazione del mondo: impresa navale tecnicamente di grande rilievo, che solo il portoghese Magellano ha affrontato più di cinquant’anni prima. In questo caso Drake attraversa l’Atlantico, supera lo stretto chiamato appunto “di Magellano” e, entrato nel Pacifico, saccheggia i porti spagnoli del Cile e del Perù. In seguito attraversa il Pacifico fino al Sud-Est asiatico e rientra nell’Atlantico, passando per il Sud Africa. Ritorna in patria, dove porta - fra metalli e pietre preziosi, spezie e sete orientali - ricchezze tali da soddisfare pienamente non solo se stesso, ma anche la voglia di profitti dei mercanti inglesi, che hanno finanziato l’impresa, e la inesauribile sete di denaro della regina Elisabetta, sempre preoccupata delle ristrettezze finanziarie del suo regno. L’impresa è tale che dopo il 1580 Drake diventa un mito fra quanti sono ostili al predominio spagnolo, come i protestanti tedeschi e scandinavi, gli ugonotti francesi, gli olandesi. Si diffondono su di lui racconti leggendari; copie del suo ritratto – come fossero gli attuali poster – sono molto ricercate e la stessa regina Elisabetta lo nomina cavaliere: il fuorilegge diventa “Sir Francis Drake”.
Questa notorietà continuerà in tempi successivi: Drake è per esempio visto, sempre insieme con John Hawkins, come l’iniziatore in Europa del consumo del tabacco. Inoltre, nel 1853, la città tedesca di Offenburg gli dedicherà una statua, ricordandolo erroneamente come il benefattore che ha introdotto in Europa un alimento fondamentale per salvare tanta gente dalla fame: la patata.

COME REAGISCE LA SPAGNA?
Grandi sono le perdite subite dagli spagnoli a causa dei saccheggi di uomini come Drake, Hawkins ed altri, che ufficialmente operano in proprio, ma che godono dell’appoggio più o meno segreto della stessa Elisabetta, la quale sostiene gli attacchi contro la Spagna e richiede una percentuale sui ricchi bottini sottratti agli avversari. Dietro la pirateria si nasconde il duro confronto anglo-spagnolo ed i pirati inglesi non sono solo volgari banditi, bensì dei “corsari”, dotati in via ufficiosa di un “patentino da corsa”, con cui possono percorrere i mari contrastando i nemici dell’Inghilterra.
Le conseguenze della guerra corsara sono gravi per la Spagna, che non riceve più regolarmente i carichi d’oro ed argento del Messico e del Perù e che vede la sua attività mercantile ormai vicina al fallimento. Filippo II decide allora di ristabilire il dominio spagnolo e portoghese sui mari: deve liberarsi una volta per tutte dell’Inghilterra e di Elisabetta, che non ha esitato a conferire il titolo di “sir”ad un tipo come Drake. Da qui l’audace piano di invadere l’isola britannica con il forte esercito spagnolo, appoggiato nello sbarco dalle gigantesche unità navali della Invencible Armada.

CHI SONO IL RE DI SPAGNA E LA REGINA D’INGHILTERRA?
Come sappiamo, Filippo II d’Asburgo è il sovrano assoluto di uno stato superiore a tutti gli altri stati europei per estensione, uomini e risorse. E’ l’erede dell’imperatore Carlo V, da cui ha ricevuto non solo la Spagna e le sue colonie d’oltremare, ma anche territori in Italia e nelle Fiandre. Inoltre, acquisendo dopo il 1580 il regno del Portogallo, ha unito alle colonie spagnole anche quelle portoghesi, accorpando in una potentissima unità politica i grandi imperi coloniali, che spagnoli e portoghesi hanno creato dopo le scoperte geografiche del ‘400. Pertanto al di là dell’Europa domina su una vastissima area, che va dalle Filippine e dal Sud-Est asiatico fino all’America centrale e meridionale.
Come succede a tutte le superpotenze Filippo II ha molti nemici.
Nel Mediterraneo si misura con i temibili turchi, padroni a loro volta di un’altra fortissima aggregazione politica, l’Impero Ottomano, di religione musulmana e in continua lotta con l’Europa cristiana. Qui Filippo vede premiata la sua energia, con cui difende il cristianesimo, anzi per la precisione il cattolicesimo, e riesce a trionfare sulla flotta turca nella famosa battaglia di Lepanto del 1571.
In altri casi il notevole dispendio di soldi e di uomini, con cui opera, non sempre gli dà piena soddisfazione.
Filippo II è per eccellenza il campione del cattolicesimo, fedele al Papa di Roma, e per questo è il più forte rappresentante del periodo della Controriforma, in cui la chiesa cattolica cerca con tutte le sue energie di ricondurre a sé quei cristiani, che dall’inizio del Cinquecento si son detti protestanti e hanno rifiutato di obbedire all’autorità del Papa romano.
Tuttavia estirpare quella che i cattolici considerano l’eresia protestante non è semplice, poiché il protestantesimo è un fenomeno ben radicato in molte aree soprattutto dell’Europa del nord e si dirama in numerosi gruppi: luterani, calvinisti, anglicani ed altri ancora. Filippo II deve operare su più fronti. Si occupa del regno di Francia per sostenere i francesi cattolici, impegnati in una sanguinosa guerra civile contro altri francesi, detti ugonotti, che sono protestanti. Deve anche impegnarsi militarmente nelle Fiandre, in cui la rivolta dei protestanti delle province settentrionali – l’attuale Olanda – trascina tutta l’area in una guerra antispagnola. Solo l’abilità di Alessandro Farnese – un grande uomo d’armi italiano al servizio della Spagna – riuscirà a riconquistare quella parte, che oggi costituisce il Belgio.
Infine il cattolicissimo re deve volgere tutta la sua attenzione proprio all’Inghilterra della regina Elisabetta. Quest’ultima è la figlia del re Enrico VIII e di quella famosa Anna Bolena, per sposare la quale Enrico è entrato in contrasto con il Papa di Roma, da cui non ottiene l’annullamento del suo precedente matrimonio: per questo si è separato dal cattolicesimo e ha dato inizio alla chiesa anglicana.
Il Papa ed i cattolici considerano Elisabetta una usurpatrice del trono inglese, preferendole la cugina Maria Stuart, cattolica e regina della vicina di Scozia. Ma questo è un paese tutt’altro che tranquillo sul piano religioso, con una buona presenza di protestanti, che fan parte del calvinismo e fanno proseliti anche in Inghilterra, dove si formano le sette puritane. Nel 1567 si scatena una ribellione di protestanti scozzesi e Maria Stuart deve fuggire: si rifugia proprio presso Elisabetta. Fra le due donne i rapporti sono ovviamente difficili: Elisabetta tiene la rivale in condizioni di prigionia; Maria si trova spesso coinvolta in cospirazioni cattoliche contro la cugina protestante fino a quando, nel 1587, viene processata e condannata a morte. Per la Chiesa di Roma Elisabetta diventa non solo una eretica, ma una eretica assassina da punire ad ogni costo.

PERCHE’ INVADERE L’INGHILTERRA?
Dopo la decapitazione di Maria Stuart, Filippo II concepisce il piano di infliggere il colpo definitivo al regno inglese. In realtà non concorda pienamente con i piani del suo sovrano l’accorto generale Farnese che, nonostante i successi ottenuti in Belgio, considera necessario prima completare la riconquista di tutte le Fiandre, compresa l’Olanda, e poi procedere contro l’Inghilterra.
Ma Filippo ormai ha deciso e ordina l’imponente allestimento della Invencible Armada, che dovrà partire da Lisbona e giungere nel canale della Manica per dare opportuna copertura al Farnese, che trasferirà con una flottiglia di battelli piatti un grande esercito dal porto di Calais alle coste inglesi. Questo imponente esercito, in cui sono riuniti soldati castigliani, aragonesi, milanesi, napoletani, austriaci, tedeschi, valloni, rappresenta per l’Inghilterra un pericolo veramente mortale.

CHE COSA DEVE FARE DRAKE?
Nel 1587 Drake riceve l’ordine regio di intralciare i preparativi dell’Armada e parte alla volta della Spagna con una flotta costituita da navi messe a disposizione dalla regina, dai mercanti di Londra, dallo stesso Drake e dal lord ammiraglio Effingham. Belli sono i grandi galeoni della regina, come la Elisabeth Bonaventure: velieri di quattro-cinquecento tonnellate con un equipaggio di circa 250 uomini, velieri agili, manovrieri e nello stesso tempo ben forniti di cannoni.
Dopo una prima fase un po’ faticosa per una tempesta, Drake colpisce direttamente la Spagna attaccando il porto di Cadice, dove affonda una trentina di imbarcazioni di vario tipo. L’audacia dell’incursione e l’abilità dei marinai inglesi destano un ammirato stupore ed i danni inflitti, anche se non gravissimi, rallentano i lavori di allestimento dell’Armada.
Dopo Cadice, imprendibile e troppo armata per uno sbarco, Drake raggiunge Capo S. Vincenzo, in Portogallo, e punta su quel promontorio di Sagres, che è stato un po’ l’origine delle scoperte geografiche e delle conquiste coloniali dell’Età Moderna. Ovviamente Drake non vi è spinto da nessun interesse storico per il luogo, tuttavia proprio a Sagres, nel secolo precedente, il principe portoghese Enrico il Navigatore ha creato quel centro di studi nautici ed astronomici, che hanno permesso di navigare l’Atlantico ed il Pacifico.
A Sagres Drake sbarca e trova un asilo per i suoi uomini, fra cui molti sono feriti e rimandati in patria, e per le sue navi che devono essere ripulite, riparate e rifornite di cibo. Con la sua lunga esperienza marinara Drake sa bene che una nave sporca e mal tenuta è una grave pericolo per l’equipaggio ed un ottimo ricettacolo per le epidemie, quindi provvede alle opere di manutenzione e nello stesso tempo con alcune navi, come le pinasse adatte a compiti di servizio, fa rastrellare la costa per affondare o catturare le navi nemiche di passaggio. Il bottino che ottiene è piuttosto modesto, tuttavia il suo lavoro è, e si rivelerà, estremamente utile per la causa inglese. Molte navi catturate trasportano forniture per la costruzione di botti e Drake ordina di bruciarne tutto il carico. Distruggere semplici contenitori quali i barili si rivelerà una utile operazione di guerra, che causerà problemi alla superpotenza spagnola.
In un’epoca in cui la guerra per mare e per terra diventa sempre più complessa sul piano tecnico-organizzativo, Drake comprende bene l’importanza della logistica, ossia della coordinazione delle risorse materiali e non solo materiali. In guerra non bastano più il coraggio degli uomini, occorrono anche provviste di buona qualità, disponibili nei momenti opportuni.


CHE COSA SONO I BARILI?
Come tutti sanno, i barili sono recipienti di legno, che nella lontana Età Antica sono in uso soprattutto presso i celti, popoli distribuiti in certe aree dell’Europa centrale e nord-occidentale. Dalle testimonianze dei romani antichi sappiamo che i celti sono abili bottai, capaci di fabbricare barili, botti e tini. Del resto i materiali di questi contenitori sono il legno per le doghe, cioè le assi che formano il fusto del barile, ed il ferro per i cerchioni che stringono le doghe: materie prime diffuse nelle terre dei celti, che presto imparano a lavorarle, raggiungendo buoni livelli sia nelle tecniche del legno sia nella metallurgia.
Per l’Età Antica, se dell’area mediterranea ricordiamo soprattutto le anfore e i vasi di terracotta per la conservazione degli alimenti, dell’Europa del nord ricordiamo i contenitori in legno.
In seguito botti e barili diventano prodotti ampiamente diffusi nel Medio Evo, soprattutto dopo il ‘200, per la conservazione di cibi liquidi e solidi, dal vino al pesce: basti ricordare i vini francesi e le famose aringhe del Mare del Nord.
L’utilità di un barile ben costruito aumenta sempre di più durante l’Età Moderna, dopo il Quattrocento, quando gli europei escono dall’ambito chiuso del Mediterraneo ed affrontano i lunghi viaggi oceanici dell’Atlantico e del Pacifico. Per questo un esperto uomo di mare del Cinquecento, come Drake, sa bene che i barili con una buona tenuta stagna sono una parte essenziale dell’equipaggiamento dei galeoni, non meno importante delle armi e delle munizioni. Una nave impegnata in un viaggio transoceanico o in una operazione navale deve disporre di sufficienti scorte di carne, pesce salato, gallette, frutta, acqua potabile, vino e altro per avere marinai e soldati in buona forma. Quanto più è lunga l’operazione, tanto maggiore è l’importanza di aver cibo non avariato e acqua non inquinata.
Drake ordina di bruciare i barili spagnoli per danneggiare il nemico sul piano logistico e nei suoi dispacci alla regina riferisce che circa 1700 tonnellate di cerchi e doghe, necessarie per produrre non meno di 25000 o 30000 tonnellate di contenitori, sono state distrutte con il fuoco.
Buoni barili distrutti non sono facilmente rimpiazzabili, poiché un contenitore di legno di soddisfacente qualità richiede una lavorazione tutt’altro che rapida. Occorre usare il materiale di una pianta non troppo giovane, ma già matura e nello stesso tempo non vecchia, perché le fibre del suo legno non sarebbero abbastanza elastiche. Inoltre è necessario ricavare dal fusto della pianta delle assi, che vanno sottoposte ad un processo di essiccatura e di stagionatura: processo che richiede parecchi mesi, se non qualche anno. Dalle assi si ottengono le doghe, che l’abilità di un bottaio deve incurvare con una tecnica che fa contemporaneamente uso di calore e umidità. Poi le doghe vengono riunite all’interno di cerchi fino ad ottenere un recipiente a tenuta stagna, che non lasci uscire i liquidi dall’interno ed entrare aria dall’esterno.
Dati i lunghi tempi di preparazione, gli spagnoli rimediano ai barili distrutti dagli inglesi come possono, cioè con un lavoro affrettato, usando doghe non abbastanza stagionate, che metteranno la grande Armada in difficoltà con l’acqua non potabile ed il cibo andato a male.

PUO’ UN PIRATA LIMITARSI A BRUCIARE BARILI?
Certamente no!
Drake, dopo aver tenuto per qualche tempo il Capo S. Vincenzo ed aver bloccato i collegamenti fra i porti spagnoli e Lisbona – punto d’incontro della Invencible Armada -, abbandona quasi inaspettatamente Sagres e si dirige verso l’oceano, nelle Azzorre. Perché questa mossa repentina?
Tutto ciò può trovare una spiegazione in una interessante notizia, che Drake riceve a proposito del ritorno in patria di un mercantile portoghese, partito dalla colonia indiana di Goa. Si tratta della caracca San Felipe, imbarcazione di grande stazza, carica di merci pregiate: dalle famose spezie orientali, come pepe, cannella e garofano, alle sete e ai calicò – tessuti in cotone – Non mancano neppure oro, argento, avorio e pietre preziose. Drake, con la sua solita abilità nel calcolare i tempi di navigazione e prevedere l’esatta posizione delle navi avversarie, lascia la costa portoghese per intercettare alle Azzorre il San Felipe; lo cattura e con il ricco bottino ritorna in Inghilterra, nel porto di Plymouth.
L’operazione di disturbo contro l’Armada termina con un brillante colpo commerciale, molto redditizio per la regina Elisabetta e per lo stesso Drake.

IL SEGUITO
Per tutto il 1587 Filippo II deve ancora pazientare, prima di mettere in atto l’invasione dell’Inghilterra, ma grazie alla sua solita tenacia riesce a far salpare la Invencible Armada l’anno dopo, nel 1588.
Gli esiti però sono... disastrosi. Ci troviamo di fronte ad una delle più incomprensibili disfatte navali della storia. Come è possibile che nell’estate del 1588 sia andata distrutta una delle più grandi flotte da guerra, costituita da più di 150 navi? Eppure gli spagnoli, una volta entrati nel canale della Manica, si trovano in difficoltà nel manovrare i loro enormi bastimenti, che vengono attaccati e dispersi dalle più agili navi inglesi, ben armate e aiutate anche da buoni velieri olandesi. Alla fine ciò che resta dell’Armada, malconcio ed incalzato dagli inglesi, punta a nord per aggirare la Scozia e va ad affrontare le tempeste dei mari settentrionali, che portano a termine il disastro. Solo una cinquantina di navi a mala pena ritornerà in patria!

E… DRAKE ?
Ovviamente nel 1588 è, insieme con il solito John Hawkins ed altri lupi di mare, in prima fila a cannoneggiare i mastodonti costituiti dalle navi dell’Armada; ma che cosa ha fatto dopo?
Nel 1596, a distanza di molti anni, ritorna nei Carabi, ma questa volta non ha fortuna: gli spagnoli non si lasciano cogliere di sorpresa ed ormai conoscono buone tecniche per difendere se stessi e le loro ricchezze. Da parte sua Drake perde di lucidità a causa dei continui insuccessi, che non gli rendono più i lauti bottini di un tempo; in preda all’ira compie molti errori, fino a quando viene colpito dalle terribili febbri, così frequenti nei porti malsani del Centro America, e muore in una ultima sfida contro il suo storico nemico, la Spagna.


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