Alessandro Farnese e la flottiglia per lo sbarco in Inghilterra

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Fra il 1587 ed il 1588 si compie una storica sfida fra due stati, che ormai da decenni si affrontano sui mari. Da una parte vi è l’Inghilterra che non è ancora una grande potenza, ma che è ben determinata a conquistare una posizione di rilievo in campo marittimo; dall’altra parte vi è la Spagna, che è la superpotenza del momento ed estende il suo dominio non solo sulle terre spagnole, ma anche su parte dell’Italia, sulle Fiandre e sulle colonie extraeuropee dell’America e degli arcipelaghi del Sud- Est Asiatico.
Il generale Alessandro Farnese, di stanza nel Nord Europa dove opera al servizio del re Filippo II di Spagna, riceve l’ordine di organizzare i preparativi per trasferire il suo forte esercito dalle coste dell’attuale Belgio a quelle dell’Inghilterra. E’ una complessa impresa militare, che il re di Spagna conduce con larghezza di mezzi e per la quale allestisce una enorme flotta, la celebre Invencible Armada. Per tutto il tempo necessario alle operazioni di sbarco dell’esercito del Farnese, le acque che separano il Belgio dalla Inghilterra dovranno essere tenute sotto controllo dalle gigantesche unità navali dell’Armada.

CHI E’ALESSANDRO FARNESE?
E’ un abilissimo uomo d’arme della seconda metà del ‘500, anzi secondo gli storici è un vero genio militare.
Essendo figlio di Ottavio Farnese, duca di Parma e Piacenza, e di Margherita d’Asburgo, proviene da due prestigiose famiglie: i Farnese italiani; gli Asburgo austriaci d’origine, diventati poi sovrani degli stati di mezza Europa, fra cui il grande regno spagnolo. Da parte di padre il Farnese è parente, per la precisione bisnipote, di un celebre papa del Cinquecento, di cui porta lo stesso nome di battesimo. E’ papa Paolo III che, prima di diventare pontefice, è stato il noto, ed anche chiacchierato, cardinal Alessandro Farnese. Ricordiamo che Paolo III ha promosso uno degli eventi chiave della Chiesa di Roma: il Concilio di Trento. Il generale Alessandro Farnese deve molto all’avo pontefice, che ha unito a meriti spirituali, come appunto il Concilio di Trento, anche comportamenti non propriamente spirituali. Paolo III ha avuto figli e nipoti, che non ha mai perso occasione di rendere sempre più potenti, assegnando loro ricche cariche e poteri politici. Secondo questa linea di azione detta nepotismo Ottavio, il padre di Alessandro, ha avuto in eredità il ducato di Parma e Piacenza ed inoltre, sempre per via degli ambiziosi giochi di Palo III, si è sposato ancora ragazzo con Margherita, figlia del più potente sovrano della prima fase del Cinquecento, Carlo V.
Il nepotismo di papa Paolo III ha innalzato la famiglia Farnese ai più elevati gradi di nobiltà e per conseguenza Alessandro è un principe italiano, imparentato per via materna con lo stesso re di Spagna Filippo II, legittimo figlio ed erede di Carlo V; mentre la madre di Alessandro, Margherita, è solo una figlia illegittima.
Alessandro, per i suoi meriti e non solo per legami di parentela, viene subito catturato dalla grande politica, entrando nella cerchia di Filippo II: nel 1571 partecipa alla battaglia di Lepanto, che segna un momento di grandezza per la cattolica Spagna, impegnata a lottare nel Mediterraneo contro l’Impero dei turchi musulmani.
Ma l’abilità e la preparazione militari del Farnese emergono pienamente in uno scacchiere lontano dall’Italia e dal Mediterraneo, cioè in quella parte del dominio spagnolo che sono le Fiandre - o Paesi Bassi –. Qui dopo il 1560 scoppia una durissima ribellione contro la Spagna, la quale corre il rischio di essere completamente estromessa da questa area dell’Europa del nord.

PERCHE’ LA SPAGNA NON PERDE TUTTE LE FIANDRE?
Grazie ad Alessandro Farnese!
Le Fiandre sono una delle aree più ricche e dinamiche d’Europa, toccata a Filippo II per via ereditaria, grazie ad un abile matrimonio combinato nel secolo precedente fra Maria di Borgogna, ultima ed unica erede delle Fiandre, e Massimiliano I d’Asburgo, bisnonno di Filippo II.
Le Fiandre, formate da 17 province, si ribellano per le forti tasse pretese dalla Spagna ed anche per motivi religiosi. Infatti si diffonde, soprattutto nelle province del nord – corrispondenti all’attuale Olanda -, la religione calvinista che fa parte di quel movimento protestante, sorto nel primo ‘500 in aperto contrasto con il cattolicesimo di Roma, di cui il re di Spagna è un convinto difensore.
Filippo II vuole domare i ribelli inviando un implacabile militare, il duca d’Alba, che con massacri ed esecuzioni capitali pensa di riportare all’ordine le province del nord. Ma i provvedimenti duri e repressivi aggravano la situazione e la rivolta si estende anche alle province del sud.
In una guerra così difficile, dopo l’avvicendarsi di alcuni governatori - fra cui la stessa madre del duca di Parma - inviati da Filippo II nel tentativo di sedare la ribellione delle Fiandre, tutto sembra compromesso; ma nel 1578
entra in scena Alessandro Farnese, che rivela notevoli capacità sia come militare sia come diplomatico. Con la sua politica, più moderata e corretta verso gli avversari, riesce a riconquistare le 10 province meridionali - corrispondenti all’attuale Belgio -; con le sue capacità militari sa abilmente confrontarsi con un altro grande uomo del momento: il principe Gugliemo d’Orange, che guida i ribelli olandesi.
In conclusione, la guerra di liberazione dell’Olanda è stata un lunghissimo conflitto, che ha staccato dal dominio spagnolo solo alcune province del Nord Europa. Fra tregue e scontri cruenti è durata ben 80 anni, fino alla pace di Westfalia del 1648, in cui ufficialmente è stata riconosciuta la Repubblica delle 7 Province Unite – corrispondente all’attuale Regno dei Paesi Bassi -.

QUAL E’ LA PREPARAZIONE PROFESSIONALE DI UN GENERALE DEL TARDO CINQUECENTO?
Il generale Farnese ovviamente si contraddistingue per sue doti personali: per esempio dicono gli storici che è accorto e prudente, ma nello stesso tempo sa essere rapido e risoluto al momento opportuno. Inoltre ha chiare attitudini al comando e gode della fedeltà dei tercios, ossia delle fanterie spagnole che sotto di lui si riconfermano le migliori forze militari del tempo.
Ma ciò che fa del Farnese un moderno uomo d’arme è la sua buona competenza in matematica e ingegneria militare. Competenza non trascurata neanche dal suo avversario: Gugliemo d’Orange ha grande fiducia non solo nel coraggio dei soldati, ma anche nell’uso di tecnologie e conoscenze scientifiche da applicare ai campi di battaglia. Non per nulla istituisce, all’università olandese di Leida, la cattedra di matematica ed ingegneria militare e l’affida al matematico Stevino. Lo stesso figlio di Guglielmo, il principe Maurizio, riceve un’accurata formazione tecnico-scientifica per prepararsi a succedere al padre – che fra l’altro verrà assassinato da un fanatico cattolico nel 1584 -.
Il duca di Parma ottiene successi grazie al metodo scientifico con cui prepara ogni operazione di guerra: per prima cosa acquisisce, servendosi di precise e dettagliate carte militari, una buona conoscenza del terreno di combattimento, conoscenza indispensabile per progettare i piani strategici. Inoltre crea buoni reparti di genieri, esperti nel costruire terrapieni, dighe, ponti, fossati: tutto per muoversi abilmente su un terreno insidioso come quello dei Paesi Bassi, dove basta un canale bloccato o una improvvisa inondazione per determinare l’esito di una battaglia. Il generale Farnese vede nel genio militare non un semplice elemento ausiliario dell’esercito, ma un vero corpo armato, provvisto di una specifica specializzazione tecnica. Del resto il genio militare si rivela un’arma molto efficace nel contrastare la tattica degli insorti che, abbastanza forti sui mari ma deboli sulla terra, si mantengono sulla difensiva e cercano di sfiancare il nemico con una sorta di guerriglia. Non lo affrontano in campo aperto, ma sfruttano le numerose vie d’acqua del loro paese, causando allagamenti per ostacolare i movimenti delle potenti fanterie spagnole; oppure si asserragliano nelle loro città e costringono l’avversario ad assedi più o meno lunghi.
La riconquista delle Fiandre si svolge sistematicamente fino al 1585, quando cade in mano spagnola, ovviamente dopo un assedio, la città di Anversa. Anche qui il generale Farnese riconferma la sua passione per l’ingegneria militare e suscita lo stupore degli assediati con un enorme ponte di barche, che fa costruire nell’alveo, largo e profondo, del vicino fiume Schelda per bloccare i rifornimenti alla città.
Dopo Anversa, il Farnese pensa di proseguire la lotta contro le irriducibili province del nord, soprattutto l’Olanda e la Zelanda, e completare la riconquista di tutte le 17 province, ma nel 1587 nuovi ordini gli giungono dalla Spagna.

QUALI SONO GLI ORDINI DI FILIPPO II?
Discutibili, molto discutibili!
Filippo II vuole invadere l’Inghilterra che, dopo le Fiandre, considera l’ultimo ostacolo al completo predominio spagnolo in Europa.
Filippo II vuole procedere immediatamente, perché è ormai esasperato dagli inglesi, che lo danneggiano per mare con continui atti di pirateria. Inoltre non può più tollerare sul continente gli aiuti militari offerti ai popoli protestanti, come gli stessi olandesi, dalla regina d’Inghilterra Elisabetta I.
Alessandro Farnese è invece di diverso avviso: vorrebbe prima completare l’impresa delle Fiandre e poi procedere contro l’Inghilterra.
Ma nel 1587 avviene un fatto traumatico per la Spagna e per la Chiesa di Roma: Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, viene decapitata per ordine della protestante Elisabetta Tudor. Questo fatto rompe gli indugi ed il Farnese deve inevitabilmente eseguire gli ordini di Madrid.

COME TRASPORTARE IN INGHILTERRA L’ESERCITO SPAGNOLO?
Con grande dispendio di uomini e mezzi!
In Spagna, come già visto, Filippo II ordina che venga allestita la grande Invencible Armada: i preparativi sono compito di un anziano ed esperto ammiraglio, il marchese di Santa Cruz che, come il Farnese, nel 1571 ha partecipato alla gloriosa battaglia di Lepanto.
Nelle Fiandre, invece, il Farnese deve preparare il trasferimento del suo esercito. E’ un grande esercito, dati i tempi: una parte è formata da quei veterani, ben addestrati, che da anni combattono contro i protestanti dei Paesi Bassi; un’altra è costituita da uomini provenienti un po’ da tutti i domini spagnoli: castigliani, catalani, napoletani, austriaci, valloni, soldati della Germania, oltre che dell’Italia centrale e settentrionale. Secondo sir Edward Creasy, storico inglese dell’Ottocento, si tratterebbe di ben 30.000 fanti e di 4.000 cavalieri: valutazioni fatte da un inglese, che forse tende ad enfatizzare le forze nemiche che valorosamente ha affrontato l’Inghilterra. Del resto non è semplice per le guerre del passato indicare con precisione i dati numerici riguardanti uomini e materiali.
Comunque, senza dubbio, il duca di Parma deve gestire una grande massa di uomini e deve preparare numerosi mezzi da sbarco per traghettarla da un porto, che potrebbe essere Dunkerque, in una zona della costa inglese, che potrebbe trovarsi in prossimità del fiume Tamigi. Per questo il generale ordina l’abbattimento di un’intera foresta – fatto abituale in passato per la costruzione di navi militari e non militari - per allestire una flottiglia di battelli piatti. Oltre alle truppe, e per le stesse truppe, si provvede a preparare i trasferimenti degli approvvigionamenti e delle apparecchiature del genio militare, che come sempre sono al centro dell’attenzione del Farnese. Per lui lavorano incessantemente città come Anversa, Bruges, Gand, Nieuport, Dunkerque. Le imbarcazioni vengono caricate di munizioni, cavalli, provviste alimentari, barili sia pieni sia vuoti. Vengono caricate anche attrezzature necessarie per sbarramenti, trincee, fortificazioni; non mancano ovviamente mezzi galleggianti per allestire pontoni, che sono le basi per costruire ponti di barche. Il generale con lungimiranza si preoccupa di tutto: sia della fase di sbarco, sia di quella di mantenimento delle posizioni eventualmente acquisite.
In realtà pare che non tutti i lavori procedano in modo perfetto: alcuni sono fatti male o con materiale scadente e vanno rifatti. Non è possibile costruire in tempo utile una vera flotta di barche, dotate di alberi e capaci di una navigazione autonoma. Il Farnese capisce bene che il suo esercito può partire per l’Inghilterra solo a due condizioni: con il tempo favorevole e con la presenza incontrastata dell’Armada spagnola.
Filippo II, però, dalla sua Spagna non ha dubbi su una vittoria sicura e conta molto sull’effetto straordinario delle navi dell’Invencible Armada: appena compariranno nella Manica, gli stessi nemici non oseranno sfidarle, ritirandosi subito.

RIUSCIRA’ IL RENDEZ-VOUS FRA LA FLOTTA DEL FARNESE E L’ARMADA?
No, non riesce!
L’Armada, dopo non pochi intoppi, parte dal Portogallo e raggiunge il canale della Manica nell’estate del 1588: è un dispiegamento enorme, che fra navi da guerra ben armate – galeoni, galere, galeazze – e navi da trasporto e di ricognizione – urcas, zabras, fregatas, pataches – conta circa 130 legni. Ma gli inglesi sono guidati da esperti ed audaci lupi di mare, come i pirati Francis Drake e John Hawkins, e non esitano a sparare sui galeoni spagnoli dalle loro navi più agili e fornite di potenti artiglierie. Evitano gli abbordaggi e sfruttano le difficoltà della enorme Armada, che si muove male nello spazio piuttosto ristretto della Manica. Inoltre gli inglesi sono anche appoggiati dagli olandesi, noti come gli abilissimi “gueux de mer”ossia i “pezzenti del mare”, perfettamente a loro agio nelle ben conosciute acque di casa.
In breve l’Armada subisce presto delle perdite e, quando giunge nei pressi di Dunkerque per congiungersi con la flotta del Farnese, non trova un punto di approdo sicuro con acque abbastanza profonde, adatte al pescaggio dei grandi galeoni. Si trova invece esposta ai cannoneggiamenti del nemico e spera in un qualche aiuto che provenga dalle navi del duca di Parma. Ma, come sappiamo, questo non può offrire nessun aiuto, perché non dispone di una vera flotta: possiede soprattutto delle chiatte e sa che non può muoversi dai suoi porti, se non in buone condizioni meteorologiche e con l’Armada completamente padrona della Manica.
La sfortunata spedizione si conclude quindi tragicamente: attaccate ed inseguite dagli inglesi, le navi spagnole lasciano la Manica e si ritrovano nel burrascoso Mare del Nord, dove subiscono altre perdite a causa di una tempesta. Ritorneranno in patria più che dimezzate.

E… IL GENERAL FARNESE?
Andrà incontro ad un triste periodo fino alla morte, che lo coglierà nel 1592. Nonostante l’ottimo stato di servizio conseguito nella guerra delle Fiandre, Alessandro Farnese cadrà in disgrazia agli occhi di Filippo II, che non mostrerà nessuna riconoscenza verso il suo abile capo militare e che, come succede spesso ai sovrani, farà ricadere su altri la responsabilità di un disastro di cui egli stesso è stato l’artefice.


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