La tradizione popolare, il paese di Cuccagna

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Dallo studio “Il paese di Cuccagna” dell’etnologo Giuseppe Cocchiara

Fin da tempi lontani gli uomini, specie quelli che lavoravano duramente per vivere e a volte per sopravvivere, hanno sempre cercato di evadere dalla dura realtà fatta di fatica, miseria, malattie, guerre. La fantasia dei poveri ha creato un mondo leggendario, dove le cose vanno alla rovescia: vi è abbondanza di tutto quanto possa soddisfare i bisogni materiali, dal cibo al vestiario. E’ un ambiente magico, dove sempre “si vive e mai si muore”, e le preoccupazioni e i dolori di tutti i giorni, dalle liti con la moglie alle difficoltà con i figli da nutrire, non sono neppur immaginabili. Sono banditi i dottori, non son graditi gli uomini sobri e laboriosi e, non per ultimo, si dichiara guerra alle armi. Da qui è sorto il paese di Cuccagna, descritto con abbondanza di particolari appetitosi dai cantastorie che incantavano le folle nelle piazze del passato, dal Medio Evo fin quasi al Novecento. Dalla tradizione orale si è passati a una piacevole letteratura popolare con titoli quali “Historia Nuova della Città di Cuccagna” o “Storia di Campriano Contadino” o il “Trionfo dei Poltroni”. Non sono mancate, fra il Cinquecento e il Settecento, neppure delle stampe come quella su riprodotta, che così s’intitola “La Cuccagna Nuova, trovata nella Porcolandia l’anno 1703 da Seigoffo, quale racconta esservi tutte le delizie e chi desidera andarvi, gli arriva prestissimo con il pensiere con tutta facilità. E finalmente qui chi sempre vive mai more”. Significativi sono il paese di origine - la Porcolandia- e il nome dell’autore – Sei-goffo -.
Che succede all’ingresso di Cuccagna?



Già al confine del paese “ i virtuosi e i medici sono banditi, perché nemici capitali in tutta la Cuccagna”. Gli uomini ammessi si liberano subito dalla miseria e dalla guerra.
“Entrando in cuccagna si gettano via tutti gli abiti lacerati e tutte le armi e sono vestiti di drappi superbissimi”.
Non bisogna avere paura della mancanza di benessere, anzi vi è un’abbondanza che si rinnova continuamente. “ Vi è una montagna d’oro e d’argento che quanto più gli si cava, più cresce”.
Chiude il quadro un “fiume di moscatello e malvasia”.



Nel cuore del paese
Vi è il “palazzo dove sono tutte delizie”; vicino vi è il “Re del paese, più goffo di tutti e il più servito e stimato”. E’ curiosa questa figura di re, non dotata di regale superbia, ma di normale e diffusa goffaggine.
Nelle vicinanze si trovano:” tavola sempre apparecchiata, che vi sono tutte le vivande; fiume di vini preziosissimi; lago di latte e miele; suoni e canti e non mai pianti; monte di ogni sorta di animali; alberi che fan frutti tutto l’anno; vacche che fan ogni giorno vitelli”.
Non mancano poi buoni letti, perché” chi più qui dorme più guadagna”.
Ecco qui il mondo alla rovescia, che ricorda un poemetto pubblicato a Siena circa un secolo e mezzo prima. E’ il “Capitolo di Cuccagna” che così recita:
“Son stato nel paese di Cuccagna
o quante belle usanze son fra loro!
quello che più ci dorme ci guadagna.
Io ci dormii sei mesi, o sette foro,
solo per arricchire in quel paese.
Pensate, io guadagnai un gran tesoro.”



Ma non basta, a Cuccagna si superano anche i problemi energetici: tutto si muove da solo! “Vi sono carrozze che vanno da sé senza cavalli e senza carrozzieri”. Dopo la montagna d’oro e il monte degli animali vi è un altro monte miracoloso: “vi è un monte che sempre vi sono formaggi”.



E’ presente anche una prigione, ma per chi? Ovviamente “per quelli che hanno lavorato”.
“Le donne partoriscono ballando e sonando e li figlioli, subito nati, parlano, mangiano e camminano facendo tutto da loro”.
Non son previste né catene né museruole per i cani. “ Qui si legano i cani con le salcicce”.
“Gli uccelli vanno in mano a chi ne vuole e le galline fanno trenta uova al giorno”.



Poi si trovano: “alberi che fanno tutte le gioie che si desidera, alberi che fanno gli abiti che si vuole”; in mezzo “una peschiera dove i pesci corrono nelle mani di chi li vuole”.
Compare poi la fonte miracolosa, che è ancora il sogno irrealizzabile di molti, dove “ chi si lava il viso ringiovanisce di che età desidera”.
Inoltre anche il tempo cattivo non porta danni, perché “la tempesta di questo paese è di confetti e canditi”.
Per concludere un quadretto idilliaco fra moglie e marito: “in questo paese le donne fan dormire in cuna i loro mariti”. E’ ripreso un tema che compare anche in una delle tante versione del mondo di Cuccagna, quella dell’astuto contadino Cipriano, in cui si parla di zitelle, cioè donne giovani.

“Et evvi ancora di molte zitelle,
che seco stanno sempre a sollazzare,
che non vedesi mai forse più belle!”



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