Germania del Settecento, la Tabagie o Tabakscollegium

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Immagine dalle strane proporzioni tratta dalla Storia della Germania di Ralph Flenley<


Una dinastia per la grande Germania
La dinastia tedesca degli Hohenzollern inizia la sua ascesa nel Medio Evo come una famiglia aristocratica di non elevato livello, vista con un po’ di disprezzo dall’alta nobiltà; tuttavia con instancabile impegno conquista un posto fondamentale nella storia. Nel Settecento passa dal titolo di principe-elettore a quello più prestigioso di re di Prussia. Nella seconda metà dell’Ottocento raggiunge il culmine della sua grandezza: crea un potente impero unificando i numerosi stati in cui per secoli è stata divisa l’area tedesca. E’ il Reich degli Hohenzollern che, mentre costruiscono le loro fortune, influenzano anche la mentalità dei tedeschi. Un’impronta particolare alla Germania viene da Federico Guglielmo I, detto il re- sergente, sovrano che si distingue per energia e anche per stravaganza.

Chi è il re-sergente?
Federico Guglielmo I è il secondo sovrano della Prussia: succede al padre Federico I, che ottiene dalla massima autorità dell’area germanica, l’imperatore Leopoldo d’Asburgo – che è in cerca di fedeli alleati -, il titolo di Re in Prussia.
Il re-sergente regna fra il 1713 e il 1740 e non può essere una personalità più lontana da quella paterna. Mentre Federico I è tutto impegnato a creare una corte fastosa, impostata sul modello della splendida corte francese del Re Sole Luigi XIV e dove il francese è una lingua diffusa; Federico Guglielmo I è ben lontano dai gusti raffinati e molto costosi dei genitori, sia del padre sia della madre Sofia Carlotta. Il re-sergente considera fondamentali per uno stato due aspetti: un’economia oculata, attenta alle spese e che rimedia alla profusione di denaro voluta dal predecessore, e un forte esercito di cui il sovrano si occupa personalmente, curandone la preparazione militare anche nei minimi particolari. Il re mostra una vera propria passione per i soldati di alta statura e in tutta Europa diventa famosa la Guardia dei Giganti prussiana, formata dai “lange Kerle” – gli uomini lunghi tanto cari a loro re -.

Abitudini e consumi che vengono da lontano
Nel 1492 Cristoforo Colombo scopre l’America e dopo di lui spagnoli, portoghesi, francesi, olandesi, inglesi colonizzano il nuovo continente attratti non solo dall’oro e dall’argento, ma anche dalle numerose risorse soprattutto vegetali, che vengono trasferite dal Nuovo al Vecchio Mondo. Alcuni di questi prodotti non sono così utili e indispensabili come il famoso mais o la celebre patata, ma sono beni voluttuari che rendono la vita più piacevole: basti pensare al cacao. Fra queste piacevolezze ha grande successo il tabacco, pianta originaria dell’America tropicale che viene disseminata un po’ in tutto il mondo: Europa, Turchia, Africa, Persia, India. Già nel ‘600 il tabacco è ben conosciuto, causa anche delle critiche per una sua supposta pericolosità che porta a restrizioni e condanne; ma il suo uso si amplia sempre più fino ai secoli successivi.
Anche Federico Guglielmo I è un buon fumatore di tabacco, che aspira attraverso lunghe pipe: sembra che arrivi a fumarne circa 30 in una serata. Un uomo dinamico e scrupolosamente impegnato negli affari del suo stato si rilassa fumando la pipa: è un momento di calma e anche di riflessione.

Non una sala fastosa, ma una tabagie.
Il fumo crea un ambiente particolare, denominato con un termine francese che indica un locale invaso da una coltre di fumo, dove si fa uso di tabacco e si beve: la tabagie.
Molti sovrani dispongono di una sala per fumo, ma quella del re di Prussia acquista una fama molto chiacchierata nelle corti europee, come si legge nelle pagine di uno storico inglese dell’Ottocento: Thomas Carlyle, che parla di una Tabagie-room nel castello di Berlino e in quello di Potsdam.
Il re-segente, uomo molto parsimonioso e lontano da costose frivolezze, accentra in sé le attività di governo ritenute più importanti: per prime vi sono quelle finanziarie e militari, seguite da quelle amministrative svolte da una rete di burocrati molto disciplinati ed efficienti. Questo è il Direttorio Generale, organo ufficiale dello stato, ma ve n’è un altro non ufficiale ma forse più importante per il regno, che è il Tabakscollegium o la Tabagie alla francese.
Abitudinario e costante, qual è, Federico Guglielmo I al calar del sole riunisce i suoi consiglieri - molti sono ovviamente militari -, alcuni ambasciatori stranieri e anche uomini di fiducia nella Tabagie per discutere e prendere decisioni politiche. I servi, rigorosamente esclusi, compaiono solo per i servizi iniziali, ma non devono ascoltare le risoluzioni di chi governa.
Questo spiega la curiosa illustrazione su riportata che ritrae, oltre ai consiglieri, il re-sergente con accanto il figlio, il futuro re Federico II. I valletti hanno una dimensione ridotta, sono come le lunghe pipe in bocca ai partecipanti: devono solo mettere in tavola cibi e boccali di birra.
In un clima così riservato ogni membro del collegio può esprimersi in piena libertà, senza il rischio di divulgare i segreti del potere.

Rigore e rozzezza
Federico Guglielmo I nel complesso si può definire un re capace, che ha gettato le basi del successivo carattere prussiano, e poi tedesco. Con i suoi metodi autoritari e spesso anche brutali, riesce ad educare sudditi disciplinati, obbedienti e rispettosi dell’autorità costituita; oltre a creare un forte spirito militarista instillato con la continua cura riservata all’esercito.
Tuttavia accanto alla stravaganza di elevare una sala per il fumo a organo istituzionale del regno, noto anche come il Parlamento del Tabacco, famose e criticate sono anche le sue frequenti punizioni crudeli e le cattiverie perpetrate a tutti senza distinzione di ceto.
Oggetto delle sue malignità è un certo Gundling, dotto lettore dei giornali esaminati nelle sedute della Tabagie. Il re, fermo alla sua preparazione in campo militare e finanziario, tratta il
Gundling come il buffone di corte e riversa su di lui il rancore, avuto fin da giovane, per scrittori e intellettuali, definiti “Schwarzscheisser”, ossia “quelli che cagano nero”, scribacchini che si servono dell’inchiostro nero. Com’è diverso dalla madre Sofia Carlotta, che prima di lui ha chiamato all’Accademia delle Scienze di Berlino il grande filosofo Leibnitz!
Ugualmente sconcertante è la cortesia che il re riserva agli uomini di corte dopo la messa domenicale. Federico Guglielmo, dall’alto del suo cavallo, presiede alla sfilata delle carrozze dell’aristocrazia. Il re saluta e si mostra di buon umore, ma a volte non si esime dal salutare con la mano portata alla fronte con due dita alzate a mo’ di corna. Le mogli dei nobili così omaggiati generalmente sono prese da un malore.




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