Scienza del Seicento, contro la generazione spontanea.
![]() Questa melma, dall’aspetto indifferenziato, è un luogo in cui brulica la vita. Il legame fra melma e vita ha causato nel corso dei secoli non poche discussioni, impegnate ad individuare l’origine degli esseri viventi. In passato il pensiero dominante è stato quello della generazione spontanea che ha legato la vita direttamente alla melma. Attorno al Seicento la melma perde la sua energia riproduttrice e cade quella certezza così cara agli antichi. Infatti, con il diffondersi del metodo sperimentale, tale convinzione è duramente confutata da un grande studioso, il Redi, sostenitore di una visione completamente diversa. Chi è Redi? Francesco Redi, toscano vissuto fra il 1626 e il 1698, è un medico e naturalista, oltre che buon letterato. Nel 1668 sostiene che i vermi della carne non nascono spontaneamente: basta coprire la carne con un velo o chiuderla in un barattolo ben tappato, per impedire che le mosche vi depositino le uova. Sono proprio quest’ultime l’origine dei vermi, i quali non possono nascere o da un pezzo di carne o dalla terra umida. Nel 1668 Redi nelle “Esperienze intorno alla Generazione degli Insetti” sostiene: “Io mi sento inclinato a credere che tutti quei vermi si generino dal seme paterno; e che le carni e le erbe e l’altre cose tutte putrefatte o putrefattibili non facciano altra parte né abbiano altro uffizio nella generazione degli insetti, se non d’apprestare un luogo o un nido proporzionato in cui dagli animali, nel tempo della figliatura, sieno portati e partoriti i vermi o l’uova o l’altre semenze dei vermi; i quali tosto che nati sono, trovano in esso nido un sufficiente alimento abilissimo per nutricarsi.” Il Redi, pur essendo un grande innovatore, porta ancora con sé la visione del passato e non osa negare del tutto la generazione spontanea dei vermi entro i visceri e nelle galle delle piante. L’antico spodestato dal nuovo Secondo gli antichi Greci, con un orgoglio un po’ esagerato, i primi uomini provengono dal suolo greco, cioè dalla capacità di generare della terra greca; ma anche in altri paesi è diffusa la convinzione che la terra produca spontaneamente gli esseri viventi. A detta del Redi, questi antichi studiosi credono che non sia sufficiente una terra qualunque, come un “morto sabbione” per avere la vita, bensì un “terreno caldo ed allegro e di sua natura poderoso a germinare, producente una certa poltiglia simile al latte”. Qui sconfiniamo nel mito dove la Madre Terra, elevata a divinità, ha originato i primi uomini da cui son derivate le generazioni successive. In età posteriore la terra ha perso la sua sovrabbondanza riproduttiva e ogni vivente nasce soltanto da altri esseri della sua stessa specie. Resta, però, alla terra la forza di generare “piccoli animaletti”. Data la conoscenza dei tempi passati, fra gli animaletti sono annoverati e mosche e ragni, e formiche e “bacherozzoli terrestri ed aerei”; per Aristotele, per esempio, le anguille nascono dal limo dei fiumi. Sapere e tecnologia Redi si presenta un acuto anticipatore, grazie alla sua lunga esperienza di medico e di biologo. Le sue osservazioni si possono collegare ad altre fondamentali conquiste del sapere, come i perfezionamenti di uno strumento, quale il microscopio. In questo campo domina il nome di un olandese Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723) che è considerato il fondatore della biologia microscopica. Leeuwenhoek è una grande mente che proviene da tutto un altro campo; è un borghese di Delft abile nell’uso del microscopio. Essendo un mercante di stoffe ha necessità di contare i fili dei tessuti, per questo conosce bene le lenti che perfeziona incastonandole fra due lamine d’argento. Arriva a costruire più di quattrocento microscopi e permette all’umanità di scoprire un mondo del tutto ignoto. Con le sue descrizioni circa i microorganismi delle acque putride, in cui vede esseri viventi più piccoli dei minuscoli gamberetti, ottiene una fama così ampia da conquistarsi la stima della prestigiosa Società Reale di Londra, con cui ha un ricco rapporto epistolare. Vede esseri prima di allora sconosciuti, anche se non riesce a spiegarli a fondo e ancora crede nella generazione spontanea dal fango delle paludi. La sua fama, inoltre, giunge fino allo zar Pietro il Grande, il creatore della Russia moderna, che passando per Delft, città di Leeuwenhoek, si entusiasma di fronte alla circolazione del sangue nella coda di un’anguilla. Colma di regali il geniale inventore in cambio di un microscopio. Tuttavia la possibilità di affrontare il mondo del piccolo è un apporto notevole per lo sviluppo della biologia e dà l’avvio a importanti progressi nel secolo successivo, in cui i problemi della generazione trovano spiegazione scientifica con l’embriologia. Meriti italiani e non solo La figura di Redi mette in evidenza la scienza italiana che nel Seicento e nel Settecento dà contributi al sapere europeo. Non per nulla il Redi fa parte di quella “Accademia del Cimento”, fondata a Firenze sotto l’egida dei Medici, che proprio nella esperienza, come nella lunga pratica medica, trova il metodo più efficace per progredire nel sapere. Inoltre non va dimenticato che il progresso avviene non solo “provando e riprovando” col cimento (esperimento), ma anche con le conquiste tecnologiche, come il microscopio del mercante di Delft. |
![]() |